Associazione Smemoranda

Sulmona

a cura di M.D.
 


30 Maggio 2014 PDF Stampa E-mail
Smemoranda Sulmona

30 maggio 2014-Da poco sono passate le dodici e 52 rintocchi di campane “a morto” si librano nell’aria.

Una voce scandisce i nomi delle vittime del bombardamento di 70 anni fa.

Le memorie dei testimoni dell’evento fanno accapponare la pelle. Da oggiuna lapide  ricorda il tagico episodio. Proposta da un comitato cittadino, dopo anni di inutili istanze, ha finalmente trovato spazio. Aderisce alla manifestazione il Comune di Pettorano Sul Gizio, rappresentato dal vice sindaco Dr. Pasquale Franciosa.

La Signora Mariolina Caroselli Di Bartolomeo e il Sig. Raffaele Bonitatibus, testimoni  della tragedia, fanno scendere il drappo tricolore e per molti passa un brivido di commozione. Molti, fra i presenti, hanno un parente da ricordare o una memoria, ormai sbiadita ma mai rimossa, legata a quei fatti.

È il caso del Sig. Enrico La Civita, che, durante la commemorazione nell’aula consiliare ha spontaneamente chiesto di narrare i suoi ricordi, finendo sopraffatto dalla commozione

La storia di Piazza Garibaldi è ricca di memorie sacre e profane; forse era giusto che vi trovasse spazio anche la memoria dell‘assurdità e della stupidità della guerra.

                                                                                                                                                        

 

 

30 maggio 1944-Quel martedì, la morte venne dal cielo; le affascinanti stelle argentate, seguite da una scia di vapore, si trasformarono in strumenti di distruzione.

Non era giorno di mercato e non c’era molto da vendere, soldi per comprare. Il tarassaco non aveva fatto in tempo, con i suoi fiori, a irradiare di giallo il verde dei prati; tutto ciò che poteva essere commestibile spariva dalla circolazione. Scarseggiavano pane, olio, patate, risultava introvabile il sale che veniva però elargito, con un premio in denaro, ai delatori. Le vetrine dei negozi si presentavano desolatamente vuote.

Tirava aria di smobilitazione per l’esercito tedesco, incalzato dalle truppe alleate. Secondo un’indagine abbastanza accreditata, sarebbe stata segnalata la presenza di Kesselring a Sulmona; questa, forse, la causa del raid in piazza. Certo, i liberatori non erano usi a fare economia di bombe o colpi di mitraglia; le distruzioni dei paesi dell’Aventino (ormai liberi) ad opera dei liberatori e dei  tedeschi in ritirata, costituiscono esempio eloquente.

Rimasero ad insanguinare la piazza e le strade adiacenti i corpi di 52 inermi cittadini e oltre un centinaio di feriti.

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Testimonianza

Si chiamava Angelica, aveva 29 anni e non si poteva non notare la sua bellezza. Usciva col suo carrettino di merciaia cercando, come tanti, di sbarcare il lunario vendendo o barattando le sue povere cose. Spesso era sola e, rientrando nel suo magazzino al Borghetto, l’aiutavamo volentieri a spingere, per superare lo scivolo d’ingresso. Ci ringraziava con un sorriso.

All’arrivo degli aerei, corsi a ripararmi dietro ad un muretto di cui rimane uno spezzone e probabilmente, fu questo a salvarmi.

Finita la tempesta di fuoco, mi avvicinai al centro della piazza. Brandelli umani, sangue, macerie e urla disumane costellavano il tutto.

La nostra Angelica era diventata un triste ricordo. Non ci fu più un’amica da aiutare spingendo il carrettino.

Ennio Pantaleo

 

Narrazione familiare

“Mia nonna Carmela era venditrice ambulante (vinniricule); avendo esaurito la scorta di verdure, stava rientrando con mia madre dal mercatino, percorrendo via Margherita (la costa di Ciampichille). Udito il rombo degli aerei e le prime esplosioni, si affrettarono verso il rifugio antiaereo che stava all'ultimo portone di  via Probo Mariano a ridosso di porta Saccoccia e vicino alla casa, camuffata dalla bandiera della Croce Rossa, che ospitava il comando tedesco.

Dentro il rifugio, lo scantinato del palazzo che si appoggia a porta Saccoccia, il responsabile fascista del rione e del rifugio, il sig. R.D. ed altri, stavano saggiando con dei picconi il muro per cercare un'eventuale via d'uscita nel caso il palazzo crollasse; non ce ne fu bisogno.

Francesco Scipione

 

 

L’OPERA 

“L’Angelo Caduto” del M° Nunzio Di Placido”

In questa opera l’artista rappresenta la sofferenza di un angelo che ha tentato, invano, di evitare l’eccidio di donne, uomini e bambini avvenuto a Sulmona il 30 Maggio 1944 durante la II Guerra Mondiale.

        Sullo sfondo, uno scorcio della città all’epoca dei fatti dove la piazza del mercato rumoreggia e ignara si muove, vive.

        Il dolore dell’entità celeste colpita in volo si fonde nel monocromatismo voluto dall’artista che diventa il colore della memoria di questa strage dell’innocenza.

        Le ali di quell’angelo curvato sull’impotenza e precipitato nel baratro dell’incomprensione si rimproverano dell’umana colpa, mentre il cielo, ormai muto inizia a gridare.

 

 

FOTOGALLERY

 
La lotta alla criminalità organizzata, nuovo fronte della Resistenza

È con grande rammarico che ci vediamo costretti a intervenire, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica stordita e assoggettata dall'agenda dei mass media, sulle recenti minacce a don Luigi Ciotti prete coraggioso ed esempio per noi tutti e in particolare per gli aderenti (non è esagerato definirli eroi !) all’associazione Libera”; in particolare quelli che vivono sulla linea del fronte, nei territori ben descritti da Saviano, territori di guerra li ha chiamati recentemente, territori dove, loro, giovani e meno giovani neo resistenti armati solo della propria generosità, del proprio coraggio, e di quel prezioso, quanto dimenticato, ottimismo della volontà, interpretano al meglio i valori della Resistenza mediante la loro azione, paziente, costante, pacifica e tenace. Si potrebbe paragonarlo a un upgrade: della resistenza e in perfetta pertinenza con la RESILIENZA.

Dunque siamo a dichiarare la nostra ammirazione, solidarietà e vicinanza a Don Luigi Ciotti e a tutti gli attivisti di Libera, eroi misconosciuti, cui dichiariamo il nostro affetto fraterno e la nostra disponibilità a intraprendere azioni coordinate perché la vicenda di don Ciotti ci porge l’opportunità per avviare una seria riflessione su quanto ci sta accadendo anchesotto casa nostrasenza che ce ne avvediamo.

 

Per l'ANPI, il neo tesserato, F. Mastrogiuseppe.

Sulmona, 03 IX 2014




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