Sulmona e la memoria - 19 settembre 2013 |
Mi considero un (fazioso) partigiano del 2000; dichiaro di non aver vissuto (per ragioni anagrafiche) le vicende belliche, ma altresì, la mia formazione scolastica è stata abbondantemente forgiata con le parole Patria, onore, valori e via dicendo.
Da cittadino, sento il dovere di ringraziare l’Amministrazione comunale per aver voluto ricordare le tragiche giornate di settembre del 1943. Rimane tuttavia un neo. Non ho compreso il nesso esistente fra i Caduti di Cefalonia, i Patrioti della Maiella e la resistenza umanitaria (contraddizione in termini?). Mi è riuscito difficile accomunare i tre eventi, salvo considerarli tre aspetti diversi di un’unica grande tragedia chiamata guerra.
Forse, anche altri sono stati vittime della stessa confusione; è così che si può comprendere perché la corona d’alloro, destinata ai Caduti della Maiella, sia finita sotto la marmorea lapide dedicata agli ospiti del campo P.O.W. 78 di Fonte d’Amore. Forse è la stessa confusione che ha attraversato la mente del 90enne “ragazzo della Maiella” Ubaldo Grossi che, sentendosi strumentalizzato, è uscito dai ranghi (durante la cerimonia), ed ha rivendicato rispetto per la memoria dei 52 Caduti fra i suoi ex commilitoni. Sì, i maiellini erano -volontari- “soldati senza stellette” che combattevano per un’Italia nuova e repubblicana; comunque, nel settembre ’43, il Dr. Ettore TROILO, dopo avere partecipato alla battaglia di Porta S. Paolo, non aveva ancora costituito la banda. In futuro, probabilmente sarà opportuno distinguere lo sforzo umanitario di un’intera nazione, dal senso del dovere dei SOLDATI di Cefalonia e dallo spirito ribelle dei “banditi della Libertà”.
M.D. |