PACENTRO RICORDA Stampa

Un pomeriggio all’insegna della memoria. Nonostante l’inclemenza della pioggia, ci sono tutti: i bambini, gli anziani, i giovani. Si ricorda la tragica morte del Patriota della Maiella Mario SILVESTRI e la funesta battaglia di PIZZOFERRATO, battesimo del fuoco per la neonata formazione “Banda Maiella”.
Silvestri, nato il 13 Agosto 1922, non vide l’alba della Libertà; i suoi sogni e le sue giovanili speranze rimasero sepolti nella neve, nei pressi di Villa Casati, fino a maggio. I corpi dei Caduti furono quindi spostati nel cimitero di Pizzoferrato e finalmente, i resti mortali di Mario raggiunsero il paese natale il 31 maggio 1948.

 

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La presenza del Dott. Palmerino Fagnilli, sindaco di Pizzoferrato, costituisce un’ideale linea di congiunzione. Più volte abbiamo preso parte alle commemorazioni in quei territori, dove i ricordi sono ancora vivi e spesso vibrano nell’aria.

Il Prof. Costantino Di Sante illustra alcune fasi della guerra lungo la linea Gustav. Ricorda che Pizzoferrato non fu solo “Maiella”, ma ebbe anche una piccola banda comandata dall’ex Maggiore d’Artiglieria, D’Aloisio.
Ricorda il ruolo delle donne, forse non appariscente ma non per questo marginale.

L’ampia dissertazione del Dr. Lando Sciuba un quadro completo degli scenari di guerra e dei nuclei resistenziali nel martoriato Abruzzo.

Non c’è tempo per annoiarsi. Non manca una nota di dolce nostalgia; il coro di Pacentro, diretto dalla Sig.ra Anna Galterio, esegue alcuni brani legati alle memorie alpine. Esistono varie versioni e arrangiamenti di “Sul ponte di Perati”; quella che ascoltiamo si distingue per raffinatezza.
Qualcuno invoca un canto dedicato alla Brigata Maiella. I maiellini cantavano anche la canzone testé citata, sostituendo alcune parole e adattandole al loro vissuto.
Altre melodie originali aleggiavano nelle notti passate nei fienili o nelle baracche; spesso partecipavano all’adunanza i cittadini dei centri liberati. Una focaccia calda spalmata di formaggio fuso e un bicchiere di vino cementavano le amicizie, nei fondaci di Modigliana o nelle baracche del campo di concentramento di Laterina. Non c’era ancora il Paese; c’erano l’Italia e la Patria. I mesti canti, accompagnati da qualche furtiva lacrima, servivano a sentirsi “Fratelli d’Italia”.

 


M.D. - 2/2/2014