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Una vita per una medaglia PDF Stampa E-mail

Mario Silvestri nacque a Pacentro il 13 Agosto 1922 da Giuseppe Silvestri e Elvira Di Cicco, modesta famiglia di contadini. Non aveva ancora 5 anni quando perse la madre, mentre il padre si trovava in America. Questo primo grande dolore domestico gli velò di ombra e di lutto la sua breve esistenza perché ne portò lo stigma nel cuore, profondo. Era così un ragazzo serio, chiuso, a volte malinconico. Non amava andare con gli amici a divertirsi, preferiva stare solo con la sua solitudine. Il suo carattere un po’ bellicoso nei confronti della società del tempo si accomunava ad una intelligenza viva e spiccata. Chi lo conosceva avrebbe senz’altro pensato che lui fosse nato uno scrittore, o un poeta, invece divenne eroe. Attese agli studi magistrali con serietà e impegno in Sulmona, l’Aquila e poi a Pescara dove consegui il diploma presso l’Istituto Magistrale Guglielmo Marconi. Nel colmo della gioia, da Pescara egli scrisse alla sua seconda madre, Modestina Silvestri:

 

“Cara mamma, sursum corda! Ho superato gli esami; sono maestro; ora penserò io alla famiglia con il mio lavoro!”. Il suo primo impiego fu quello di supplente per un breve periodo nelle scuole di Pacentro. Il destino però fu crudele e durante il suo entusiasmante periodo di insegnamento scoppiò il secondo conflitto mondiale e il 2 febbraio 1943 ebbe il precetto del Distretto Militare di Sulmona che lo chiamava alle armi. Partì pieno di entusiasmo per seguire il corso Allievi Ufficiali ad Ascoli Piceno. Aggregato successivamente al IX° Battaglione IstruttoriCompagnia Mitraglieri. Ai primi di luglio dello stesso anno, profilandosi l’invasione della Sicilia da parte degli Alleati, dovette l’asciare Ascoli per raggiungere la sede di Grottaglie (Taranto) prima ancora che il Corso avesse termine. Era caporal maggiore. Tenne comunque pure di sempre informati i suoi cari delle condizioni in cui viveva. Finché dopo gli avvenimenti dell’8 settembre 1943 una linea di fuoco inesorabile ed insormontabile chiuse ogni via di comunicazione. I tedeschi intanto avanzavano e facevano sfollare i paesi. Anche Pacentro fu sottoposto a tali trattamenti. Ma le sofferenze e i disagi dei suoi parenti furono acuiti dalla mancanza di notizie di lui. La guerra passò, tutto distruggendo, si viveva col dubbio e con la paura. In ogni famiglia si aspettava con ansia il ritorno di un figlio o di un marito o di un fidanzato. Molte attese però non furono mai ricompensate, come quella dei parenti di Mario Silvestri. Solo nel giugno 1944 a liberazione avvenuta, si apprese che era caduto a Pizzoferrato il 3 febbraio 1944 (proprio ad un anno dalla sua partenza). Veniva però anche la notizia che Mario aveva lasciato l’esercito per unirsi a un gruppo di partigiani. FOTO 2 Che cosa era successo? Il giovane, a piedi per tappe, era giunto a Casoli (Chieti) nel mese di dicembre, proprio quando si stava costituendo il Corpo Patrioti Volontari della Maiella. Il Dottor Vittorio Travaglini che era Aiutante Maggiore raccontò che un giorno questi gli si era presentato in uno stato irriconoscibile, con la divisa a brandelli, scarpe rotte, viso emaciato e pallido ed era febbricitante. Nel vederlo in quello stato lo consigliò a riposarsi, di non aver fretta per arruolarsi nel corpo partigiano, e che si andava incontro alla morte. “Lo so, rispose a bassa voce, preferisco morire che continuare in questa vita di avvilimento e abbrutimento”. Da principio essi erano pochissimi, senza distinzione di età e senza armi, professionisti, impiegati, studenti, contadini, operai, provati nel fisico e nel morale dalle incessanti azioni terroristiche dei tedeschi che gli avevano sconvolti negli affetti, negli interessi e nelle abitudini di vita. Di fronte alle barbarie nemiche, con la forza e la ferocia della sua tradizione, gli uomini della Maiella istintivamente compresero che all’inerme e all’indifeso la sola via della salvezza è l’unione! Si riunirono così in gruppi isolati che sottrattisi ai continui bandi e alle spietate razzie, con armi scovate e racimolate come poterono, cominciarono a molestare e a danneggiare le opere tedesche. I tedeschi risposero nel dicembre del 1943 con la massima rabbia, organizzando violente rappresaglie, razziando e uccidendo vecchi e bambini, senza ragione e senza ombra di processo. Ben presto i gruppi isolati si costituirono in bande e quella dei Volontari della Maiella con dapprima una forza di circa 300 volontari aumentò l’organico e si chiamò così Gruppo. Dopo vari scontri e con discreti successi militari. Si ebbe l’indimenticabile fatto di armi che si svolse a Pizzoferrato il 3 febbraio 1944. L’azione venne effettuata da 3 plotoni di partigiani e da un reparto britannico al comando maggiore Wigram. “Perlustrato il paese prima dell’alba, sotto la neve incessante, si scoprì che il presidio tedesco composto di circa 30 uomini era asserragliato nella villa del Senatore Casati, situata alla sommità del paese stesso. Eludendo la vigilanza della sentinella il maggiore Wigram con alcuni suoi uomini entrando dal cancello della villa intimò la resa del nemico che rispose con un violento fuoco di mitraglia. Il Maggiore cadde colpito a morte. Villa Casati già precedentemente circondata venne attaccata dai partigiani. Era ormai giorno e venne ordinata di nuovo la resa; ma i tedeschi, dopo aver finto di arrendersi, girando lungo il muro di cinta sorpresero le file partigiane con un rabbioso fuoco, causando nuove e dolorose perdite. Intanto erano giunti i rinforzi tedeschi dalle località vicine e la situazione era diventata insostenibile. Vista inutile ogni resistenza molti partigiani dovettero ritirarsi scendendo giù per le balze scoscese verso la riva sinistra del fiume Sangro. I tedeschi capirono che ormai il clima di Pizzoferrato non era più propenso per la loro permanenza e temendo un nuovo attacco , nella notte del 4 febbraio abbandonarono il paese, ritirandosi verso la stazione di Palena. All’alba del 4 una squadra di partigiani entrò e occupò Pizzoferrato. Nella chiesetta della Madonna del Girone e lungo la via che conduce alla sommità del paese, rimasero i corpi esanimi dei partigiani caduti. Alcuni di essi erano stati solo feriti e si erano trascinati nella neve alta, arrossandola col sangue, finché non furono poi trucidati dai tedeschi a colpi di rivoltella. Giaceva così riverso sulla fredda neve anche il corpo di Mario Silvestri di Pacentro. Per il valore dimostrato fu proposto per la medaglia d’argento che poi si ridusse a medaglia di bronzo, non si comprende il perché. Ecco la motivazione: «Distretto Militare di SulmonaUfficio ComandoProt. N. 710/ord. Sulmona 11 agosto 1955. Al sindaco del comune di PacentroOggetto:Ricompensa al V.M. alla memoria del Patriota Gruppo Maiella Silvestri Mario di Giuseppe, classe 1922». La salma del Silvestri con quelle degli altri caduti restò provvisoriamente sepolta nel giardino della villa Casati fino al mese di maggio quando furono trasportate nel piccolo camposanto del paese. La domenica 31 maggio 1948 la salma fu traslata a Pacentro. Le scuole elementari furono intitolate al nome dell’allievo Ufficiale con Decreto della P.I. Direzione Generale Istruzione Elementare Div. 3, n. 1032 dell’11 maggio 1951. La intitolazione viene ricordata da modesta lapide marmorea apposta il 18 novembre 1955 alla presenza delle Autorità locali e Scolastiche.

 

Da “Mario Silvestri, combattente partigiano”

di Don Pasquale Di Cicco - Ed. 1958

 


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