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Cefalonia e i ragionieri della morte PDF Stampa E-mail

 

Spesso abbiamo avuto modo di constatare la precisione nei conteggi delle vittime da parte dei nazisti. La pianificazione dei campi di sterminio, ove non distrutta o occultata, costituisce un sicuro segno di efficienza delle fabbriche della morte. Spesso però, i conti non tornano; ciò accade anche nel caso dei Caduti di Cefalonia.

 

Nel corso degli anni, i nostri storici si sono affannati a fornirci dati che lasciano perplessi. Per anni, abbiamo sentito cifre forse più adatte ai listini di borsa. Si è giocato al rialzo e al ribasso in base agli umori o alle convenienze?
Tanti uomini sono stati innalzati sul piedistallo degli eroi, per poi venire rimossi o risollevati. Lasciamo ai ragionieri della morte i compiti della macabra contabilità e delle analisi. Possiamo solo constatare che la confusione regna ancora sovrana, ma che migliaia di uomini persero la vita.
Forse, sarebbe opportuno ricordare come e perché il Regio Esercito si trovasse in Grecia; pazienza se saremo tacciati di dietrologia.

 

L’ITALICO VALORE
Domenikon (Tessaglia),16 febbraio 1943 - Per un attacco da parte dei partigiani, rimanevano uccisi 9 militari italiani. I soldati della Div. “Pinerolo” provvedevano a rastrellare la popolazione del villaggio e l’ammassavano nella piazza; intervenivano quindi i nostri caccia per incendiare e spianare il paese. La notte del 17, tutti i maschi di età fra 14 e 80 anni venivano uccisi. Un successivo rastrellamento nei campi e le conseguenti esecuzioni, producevano 150 vittime; erano civili.

 

 

L’ARMADIO DELLA VERGOGNA
Non siamo i soli ad averlo; anche in Grecia ne esiste uno. Ragion di stato, ragioni politiche e reticenze colpevoli hanno relegato le vite dei combattenti e dei civili barbaramente uccisi nelle retrovie. I defunti non parlano. Scusateci se non parliamo degli eroi. Noi possiamo solo ricordare e riflettere.
M.D.


 

 


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