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Avevo solo quattordici anni PDF Stampa E-mail

 

 

Avevo solo quattordici anni

È l’autobiografia di un ragazzo, Ennio, di 14 anni che si arruola nella Brigata Maiella, con una bugia. Dichiara 18 anni per andare a combattere. È un ragazzo, ma ha già più di un conto aperto con il regime. Il padre socialista vessato dai fascisti è morto a seguito di un incidente sul lavoro che il medico fiscale delle ferrovie sottovaluta imponendogli di riprendere il servizio, ed egli viene discriminato a causa delle idee politiche del padre. Gli negano il mare, lo vogliono escludere dalle colonie dove vanno i suoi coetanei. Arrivano, tanto sono meschini, a negargli la vittoria in un gara ciclistica in piazza, davanti al pubblico, per premiare il figlio di un tirapiedi di regime. Non hanno di che mangiare in famiglia, come tanti allora, eppure si porta a casa tre prigionieri sbandati. È scampato per puro miracolo al feroce bombardamento di piazza Garibaldi. Una volta i tedeschi gli avevano sparato e in un’altra occasione lo avevano pestato a sangue. Ma Ennio, il protagonista del racconto, non nutre odio, vuole solo che le cose tornino al loro posto, che finiscano i soprusi, che tedeschi e fascisti scompaiano e la guerra finisca. Ennio scappa di casa, si arruola a Recanati. La madre disperata, con mezzi di fortuna, lo va a riprendere. Il ragazzo soldato piange abbracciato alla madre, ma non torna indietro. Ennio non si considera un eroe, confessa le sue debolezze e le sue paure come quella notte solo di guardia ai limiti di un bosco. Risale con la Brigata tutta la penisola, oltre la linea gotica. Entra a Bologna. È il più giovane dei liberatori. È festa grande in città come non ce ne potranno essere più. A leggere le sue pagine asciutte ma piene di un pathos pudicamente occultato tornano alla mente pagine del nostro Risorgimento. Quelle de “Il Cuore”, e personaggi come la ”Piccola vedetta lombarda” e il “Il tamburino sardo”.

Ezio Pelino

 


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