Rinaldo Di Pietrantonio Stampa

Fallascoso, 13/5/1925 – Milano, 9/4/2013

Martedì 9 aprile 2013 è deceduto a Milano, all'età di 87 anni (ne avrebbe compiuto 88 a maggio), Rinaldo Di Pietrantonio di Fallascoso (CH), che tra il 3 marzo del 1944 e il 31 luglio del 1945 prestò servizio, in qualità di sergente maggiore, nel "Gruppo Patrioti della Maiella" (matricola 366) e al quale venne conferito il riconoscimento della medaglia d'argento sul campo.
Secondo il foglio di congedo provvisorio, prestò servizio nella Brigata fino alla liberazione di Bologna, dal 3 marzo 1944 al 31 luglio 1945, (1/03/1944 - 8 /05/1945 nel foglio di congedo definitivo), col grado di sergente maggiore (VIII plotone sotto il diretto comando di Domenico Troilo e poi II compagnia).

 

La motivazione per cui gli venne conferita la medaglia è la seguente: "Nel corso di un durissimo attacco (Fiume Senio, 8 febbraio 1945),sebbene gravemente ferito, rifiutava di abbandonare il combattimento e alla testa dei propri uomini continuava con immutato spirito a contrastare tenacemente e a lungo la crescente pressione avversaria, riuscendo a portare a termine la missione affidatagli e ad infliggere al nemico perdite notevoli in uomini e materiali".
Non gli vennero mai estratte quelle schegge di granata: se le portò conficcate nella carne per il resto della sua vita e a causa di queste non poté mai sottoporsi ad esami radiologici, quali la risonanza magnetica, per evitare il rischio che quei corpi estranei muovendosi gli lesionassero il cuore e l'occhio sinistro.
Nel gennaio del 1946 venne a Milano al seguito del comandante Ettore Troilo, nominato Prefetto al posto di Riccardo Lombardi e trovò lavoro, come guardia giurata, nell'Istituto di Vigilanza "Città di Milano", dove rimase per ben 40 anni.
A novembre del 1947, quando il ministro Scelba rimosse dal suo incarico Troilo, Rinaldo partecipò alla protesta mescolandosi fra quelle migliaia di partigiani e operai che, scesi in piazza, occuparono la Prefettura di corso Monforte, contro il volere dello stesso comandante che, per scongiurare un'altra guerra civile, incitava a mantenere la calma.
Qui, a Milano, si sposò e mise al mondo me.
Ha vissuto con onestà, anche intellettuale, senso del dovere e della responsabilità, a cui non si è mai sottratto.
Ha continuato a battersi per quei valori che da giovane lo indussero ad abbracciare la causa della Brigata Maiella (libertà, giustizia, dignità, onore) insieme a tanti altri suoi compagni che ho conosciuto e di cui serbo memoria ( Domenico Troilo, mio zio Antonio Di Valerio, Getulio Di Martino, Nicola Piccoli) o di cui ho solo sentito raccontare (come quel Nicola Di Pietrantonio, suo cugino, di cui parlava sempre con commozione).


Mariapia Di Pietrantonio