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Festa dell'Associazione 2011 [video] PDF Stampa E-mail


 

 

 

APPELLO ALLE NUOVE GENERAZIONI
Discorso del Presidente Cav. Guido Di Cosmo il 7/8/2011 al Sacrario della Brigata Maiella

Dal momento che vediamo rimesso in discussione il fondamento delle conquiste sociali della liberazione, noi veterani dei movimenti di resistenza, ci appelliamo alle giovani generazioni perché mantengano in vita e tramandino l’eredità della resistenza ed i suoi ideali sempre attuali di democrazia, giustizia, sviluppo economico sociale e culturale.
Noi qui in questo sacro suolo ogni anno vi invitiamo a celebrare l’attualità della resistenza non già a beneficio di cause partigiane o di possibili strumentalizzazioni politiche, bensì per proporre a voi giovani generazioni di compiere tre gesti umanitari e profondamente politici nel vero senso del termine perché la fiamma della resistenza non si spenga mai.

 

Ci appelliamo innanzitutto affinché i giovani, insieme agli educatori, ai cittadini, agli sfruttati, agli umiliati, con noi ed anche quando noi, veterani, non ci saremo più, celebrino gli anniversari delle giornate di lotta per la liberazione della nazione dall’occupazione nazifascista.
Ci appelliamo perché ci sia sempre la sicurezza sociale, l’assistenza previdenziale e sanitaria, il controllo dei gruppi del potere economico, diritto alla cultura e all’educazione di tutti, la libertà di stampa, in un sistema affrancato dalla corruzione.
I signori della politica e dell’economia, gl’intellettuali della società nel suo complesso non devono abdicare ne lasciarsi intimidire dall’attuale situazione di dittatura internazionale dei mercati finanziari che minaccia la pace, la stabilità e la democrazia.
Ci appelliamo soprattutto ai ragazzi, ai giovani e con loro alle loro famiglie agli educatori, alle autorità pubbliche perché vi sia una vera e propria insurrezione pacifica contro i mas media che ai nostri giovani, come unico modello, propongono solo consumismo di massa, disprezzo dei più deboli e della cultura, competizione ad oltranza di tutti contro tutti.
Non ci siamo arresi all’ora non ci arrenderemo adesso, continuando a resistere per creare ancora una società sempre più sana e rispettosa dei diritti umani e dei valori di solidarietà di reciproca disponibilità e di proprietà.


Intervento del Presidente onorario Dott. Vincenzo Tradardi
Alcuni giorni fa, e precisamente lunedì, ho telefonato a Peppino perché volevo avere la conferma di questo appuntamento e in quella occasione, Peppino, mi ha anticipato che il Direttivo dell’Associazione mi aveva proposto anzi aveva già deciso, senza consultarmi, di nominarmi Presidente onorario dell’Associazione. Peppino sa come ho reagito: non me lo merito, non ne sono degno, è un onore troppo grande.

E addirittura io gli ho detto: mi dimetto subito. So bene che l’omaggio, il riconoscimento è rivolto non alla mia persona ma a mio padre che ha condiviso con voi, Patrioti della Maiella, minuto per minuto, sofferenza per sofferenza, lotta dopo lotta, quei giorni, quei mesi straordinari.

Ma ripeto: non lo merito. Ognuno di voi partigiani, patrioti, potrebbe assumere più degnamente di me questo incarico. A maggior ragione se penso che subentro al precedente Presidente onorario, Giovanni Ricottilli, un personaggio straordinario, per altro legato profondamente a mio padre. So che partirono insieme da L’Aquila per congiungersi a Recanati alla Brigata Maiella e continuare insieme in quel percorso glorioso. A maggior ragione dunque mi sento inadeguato a sostituire una grande personalità come Ricottilli che ci ha lasciato da poco e che qui come tutti gli altri caduti noi oggi onoriamo. Aggiungo solo pochissime parole. Noi siamo qui per coltivare la memoria. Coltivare la memoria è molto importante perché significa coltivare la storia e il tempo, non solo quello passato ma anche quello futuro. Cosa non facile oggi perché tutto tende a consumarsi nell’ attimo, nel presente, e non c’è più né passato, né futuro. Ma senza storia, senza la dimensione del tempo, non c’è popolo, non c’è nazione, perché la nazione è fatta di questo: di un passato, di un presente e di un futuro. Ce ne siamo resi conto in particolare quest’anno celebrando i 150 anni dell’unità d’Italia. Abbiamo riscoperto, oggi, tante vicende che si erano appannate, coperte dalla polvere dell’oblio, tanti personaggi importanti e significativi che ancora ci parlano a distanza di decenni, di secoli. Però fatemi ora togliere un sassolino. Il 2 giugno si è svolta una grande manifestazione a Roma per celebrare appunto i 150 anni dell’unità d’Italia. Sono sfilate, lungo i Fori Imperiali, le truppe con le divise storiche dei diversi corpi militari di questi 150 anni.

Ammesso che debbano essere solo i militari con le loro divise storiche a rappresentare l’unità d’Italia, e certamente possono rappresentarla, ma altrettanto la rappresentano anche gli operai con le loro tute, e le donne, e i contadini (la Brigata Maiella, per metà era composta da contadini, contadini giovani, giovanissimi). Ma almeno i Garibaldini non dovevano essere ricordati? Certo di Garibaldini non ce ne sono più; ma almeno i patrioti della Maiella li volete ricordare? Non potevano essere chiamati a sfilare anche loro? Carlo Troilo in uno dei suoi ultimi interventi, a Bologna, esprimeva proprio questo concetto: i maiellini nella loro lunga marcia, hanno ripercorso a ritroso quel tracciato che Garibaldi e i suoi Mille avevano fatto dal Nord al Sud. Andando oltre l’Abruzzo, spingendosi fino a Brisighella, liberando Bologna per primi, spingendosi fino ad Asiago, i maiellini hanno, in modo emblematico contribuito a riconquistare l’unità d’Italia lacerata, nella sua integrità, nel suo onore, da quel terribile periodo che è stato il ventennio fascista. Allora, e lo ripeto, almeno la Brigata Maiella poteva essere chiamata a sfilare nei Fori Imperiali a simboleggiare una unità di cui questo Paese, anche oggi, ha estremo bisogno. Ma aggiungo che noi siamo qui, anche per un altro motivo, insieme a Guido.

E fatemi dire una cosa: prima, quando ancora non si era formato il corteo eravamo un po’ preoccupati per essere in così pochi, ogni anno sempre più pochi. Poi è arrivato Guido, e quando è arrivato, è come se con lui fossero arrivati tutti, anche quelli che non ci sono, perché Guido ci rappresenta tutti in ogni senso. Ebbene, noi non solo coltiviamo la memoria, ma coltiviamo anche la speranza. L’ha detto già Guido nel suo straordinario intervento: la speranza che tutti i valori e i diritti per i quali la Brigata Majella si è battuta, e 55 dei suoi volontari sono morti, e i tanti altri hanno dato tutto di se stessi, siano difesi e attuati.

E questo suo discorso andrebbe diffuso, fatto conoscere. Lo chiedo ai signori sindaci presenti: diffondetelo perché è molto importante. Noi coltiviamo la speranza che i valori per i quali si sono battuti i maiellini vengano rispettati, e onorati. Sono i valori contenuti in quello scrigno straordinario che è la nostra Costituzione. Io ne cito uno di questi valori: primo articolo della Costituzione, “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ma quale lavoro? Un lavoro vero, dignitoso, non i lavori precari cui sono condannati oggi migliaia, milioni di nostri giovani. Questo lavoro cosiddetto “flessibile”, che non possibilità ai giovani di farsi una famiglia, di darsi un futuro, era questo il lavoro per il quale voi vi siete battuti? Allora, noi siamo qui, non per celebrare e basta, non per rendere solo omaggio al nostro, al vostro passato.

Il vero omaggio ai nostri caduti, alla storica Brigata e al nostro Presidente sta nella misura in cui noi riusciremo a difendere, ora e sempre, con fermezza, la nostra Costituzione.

Grazie a tutti voi, viva la Brigata Majella!

 

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