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67° anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana PDF Stampa E-mail

Discorso del Dott. Giuseppe GUETTA, Commissario straordinario della città di SULMONA

 

Buon giorno.
Saluto le Autorità civili, militari, religiose e, soprattutto i cittadini.
Siamo qui per celebrare il 67° Anniversario della proclamazione della Repubblica.

Sono trascorsi 67 anni dalla nascita della Repubblica italiana. Difatti il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale a suffragio universale con il quale gli italiani votarono la Repubblica con più di 12 mila voti a favore dopo circa 85 anni di Regno.
Il 28 giugno dello stesso anno, l'Assemblea Costituente, elesse Enrico De Nicola come Capo Provvisorio dello Stato, il quale dopo l'entrata in vigore della Costituzione, divenne il primo Presidente della Repubblica italiana.
Oggi, la Festa della Repubblica è divenuta nazionale ed è celebrata ogni anno il 2 giugno.
Se andiamo indietro negli tempo, notiamo che la proclamazione della Repubblica non può che essere direttamente collegata a quel processo iniziato il 17 marzo 1861 con la proclamazione dell’Unità d’Italia.
Quella data è importante atteso che, quel giorno, era portato a compimento un ideale di Patria nato nelle menti di una sparuta, ma illuminata minoranza la quale ben comprese che i cittadini dei sette Stati, nei quali era allora divisa l’Italia, erano parte di una “Nazione culturale” di antiche origini, una Nazione priva di forma politica, ma con una comune identità.
Il Presidente della Repubblica, Sen. Giorgio NAPOLITANO, al quale va il saluto della Città di Sulmona con gli auguri per la recente rielezione a Capo dello Stato, ha individuato, quale punto di riferimento dal quale si può meglio cogliere la forza e la validità dell’esperienza storica dell’Italia unita, proprio quello costituito dagli eventi che fanno da “spartiacque” tra l’Italia che consegue la sua unità (17 marzo 1861) e l’Italia che inizia, ottantacinque anni dopo, la sua nuova storia, rappresentata dall’avvento della Repubblica, dall’elezione dell’Assemblea Costituente (che inserì nella Costituzione, riferita alla Repubblica, l’espressione “una e indivisibile”), dall’avvio e dallo svolgimento dei lavori di quest’ultima.
Dalla nascita della Repubblica e della sua appena insediata Assemblea Costituente, si può osservare e pienamente valutare la profondità delle radici su cui l’unità della nazione italiana ha dimostrato di poggiare e di poter fare leva.
Nella Costituzione italiana il richiamo all’unità e indivisibilità della Repubblica vale a segnare, tra i “Principi fondamentali”, quello di un invalicabile vincolo nazionale e, nello stesso tempo, mette in evidenza come il riconoscimento e la promozione delle autonomie siano parte integrante di una visione nuova dell’Unità della nazione e dello Stato italiano.
Torniamo nuovamente indietro nel tempo.
Il “Risorgimento”.
Domandiamoci: cosa ri-sorgeva nell’ottocento? Non uno stato unitario, mai esistito prima.
Ri-sorgeva, un’idea dell’Italia intesa come comunità di lingua, di cultura, di territorio con consapevolezza di sé.
Alla base del “Risorgimento”, vi è la riscoperta di valori e di identità comuni come la lingua; un’identità, peraltro, non solo culturale, ma anche politica. Giuseppe Mazzini il “Mosè dell’Unità” come lo definì Francesco De Santis, anelava ad un’Italia ”una, libera, indipendente, repubblicana”.
Giuseppe Mazzini quando immaginava così l’Italia era un giovane di appena 21 anni, come giovani erano Cavour, Garibaldi, Mameli, ognuno - con strategie e modalità diverse - concorse a dar vita all’Italia Unita, giovani che avevano seminato i germogli per una nuova forte identità che sarebbe nata e vissuta dopo di loro.
A quei giovani di ieri va il nostro ricordo, giovani patrioti che anteponevano gli ideali di unità e di amor di patria alla loro vita.
…..Patria: è una parola impegnativa, ma soprattutto nobile, che ci impone una riflessione sul suo significato e sui doveri che comporta. Per Giuseppe Mazzini la “Patria è una comunione di liberi ed uguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine”. Non vi può essere una Patria senza una uguaglianza, una comunanza d’intenti, una coscienza unitaria, che vedono nella bandiera, nel tricolore, nell’Inno di Goffredo Mameli, il senso di tutto ciò. E dunque occorre far sì che l’Unità sia un bene comune da salvaguardare ad ogni costo.
Occorre far sì che quella coscienza unitaria che animava i nostri Padri fondatori riemerga dal silenzio dei nostri animi ed unisca tutti dal Nord al Sud, dal grande centro metropolitano al paese di poche anime. Questi principi fondanti della nostra Nazione sono stati poi trasfusi nella Carta Costituzionale affinché restassero immutati ad identificare il DNA della “Nostra ITALIA”.
Quell’Unità forgiatasi nel Risorgimento, è cristallizzata nella Costituzione, adottata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, dove è sancito che la Repubblica italiana è “Una ed indivisibile”.
Si è avverata la storica frase tratta dal Proclama di Rimini di un giovanissimo Alessandro Manzoni che fin dal 1815 aveva intuito che “liberi non sarem se non siam uni”.
Ed è questo monito e messaggio insieme che invita tutti a contribuire per restare uniti per un comune sentire che è quello di essere italiani.
Una nazione non è solo un insieme di cittadini, ma è anche una storia, una consapevolezza: un’identità. Celebrare oggi 2 giugno 2013 l’anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana, fa sì che la Città di Sulmona e lo Stato italiano, celebrino se stessi e si ritrovino in un’unità partecipata, in un momento speciale, ufficiale e solenne: una data che scandisce una vicenda collettiva.
W l’Italia, W la Repubblica Italiana, Viva Sulmona.

 

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