Lettera Stampa

 

Nell'aria greve di un inverno già alle porte, il nostro pianeta, laddove la nostra anima si accende al rinnovo annuale della sacra rappresentazione della nascita del Cristo che noi cattolici sentiamo dentro e intorno a noi, specialmente nei momenti in cui ci sentiamo soli con noi stessi per le avversità della vita, ebbene, mi è dato di vedere, nel mio peregrinare ramingo tra le vie antiche e cariche di storia della mia vetusta città, bimbi in sosta avanti ai tanti negozi addobbati da luci rutilanti, con il loro piccolo naso schiacciato sulle vetrine, alla "ricerca" di un giocattolo posto, tra i tanti, all'interno e che si desidera ardentemente e mai si potrà avere per regalo da Babbo Natale, di fronte alla gravissima crisi socio-economica che il nostro Paese attraversa.

 

La disoccupazione, le marcate disuguaglianze sociali, l'ingiustizia oltraggiosa, l'arbitrio dei potenti, le cricche politiche in tutt'altre faccende affaccendate, gli scandali a ripetizione che ogni giorno scoppiano ovunque, di fronte ai tanti reggitori della cosa pubblica che si sentono unti dal Signore, folgorati sulla via del potere, rappresentano veloci segnali di allarme sociale in una Italia che non riconosciamo più perché è diversa da quella che sognavamo nella Resistenza.
Persino i nostri centomila morti, caduti al nostro fianco nella Lotta di Liberazione nazionale, non sono più ricordati, neanche nella ricorrenza della data in cui si consumò il loro martirio.
Ecco perché oggi sento il dovere di onorare qual ricordo, anche se la mia adesso è divenuta la sola "vox clamantis in deserto".
E mi sembra doveroso 'farlo perché sento di essere uno degli ultimi rappresentanti di quel movimento partigiano che lottò accanitamente per la riconquista delle libertà democratiche soffocate da una ventennale dittatura fascista, i cui ultimi aneliti hanno soffiato ancora a Bologna con l'oltraggio al monumento dedicato alla leggendaria Brigata Majella, medaglia d'Oro al valor militare, che quella gloriosa città liberò all'alba del 21 aprile 1945.
Desidero ricordare, pertanto, questo mese di dicembre del lontano 1944, quando la mattina del giorno 16, cadeva in combattimento, nella dura battaglia per la conquista di Mente Mauro (RA), il capitano dottor Mario Tradardi, Sostituto procuratore del Regno presso il Tribunale dell'Aquila, padre di cinque figli.
La morte lo colse nel tumulto della battaglia, con la fronte superbamente alta contro il nemico, mentre Egli bruciava dalla febbre di misurarsi contro l'odiato nemico dell'Italia.
E ancora, non posso dimenticare i patrioti caduti per la liberazione di Brisighella: dal 30 novembre al 5 dicembre 1944: Cesare Mannocchi, Sebastiano Falcone, Oscar Fuà, Antonio Presutti, Angelo Di Guglielmo, Michele Mastrippolito, Simone Minorello, e ancora Filippo Vespa, Mario Popolari, Vincenzo Presutti, Lorenzo Di Loreto, caduti in combattimento anch'essi nel dicembre di quel lontano 1944.
Ho citato solo i nomi dei miei compagni di lotta caduti nei giorni in cui altrove, nel lontano nostro Abruzzo, si cercava di celebrare il Santo Natale tra le rovine dei paesi distrutti dalla guerra, nella preghiera a Dio perché la “Maiella”, testimonianza del valore e del sacrificio dei figli più degni del popolo italiano, potesse rientrare integra nella sua terra di origine, per riprendere la ricostruzione del nostro Paese.
E in questo momento di profonda commozione, mi si consenta, mentre il treno delle nostre speranze, delle nostre attese, del nostro desiderio di un nuovo mondo di pace, corre veloce per entrare nel clima natalizio che si approssima, di riascoltare Piero Calamandrei, nel suo discorso celebrativo del decennale della Resistenza del 28 febbraio 1954: "In questo clima avvelenato di scandali, di dissolutezze, di corruzioni, in questa atmosfera di putrefazione che accoglie i giovani appena si affacciano alla vita, apriamo le finestre; e i giovani respirino l'aria pura delle montagne e risentano ancora i canti della epopea partigiana.... Questo è il compito purificatore della vita politica italiana..."
E nell'inestinguibile rimpianto del loro supremo sacrificio, sono certo che le forze democratiche del nostro Paese vorranno onorare sempre, con reverente devozione, i nostri 55 caduti che durante i 15 mesi di lotta contro il nazifascismo hanno offerta la propria giovinezza alla santa causa della libertà e della democrazia.


Gilberto Malvestuto
già Tenente della Brigata Maiella
decorato al valor militare