La misteriosa resurrezione dei fasci littori al Liceo Scientifico “F. Masci” di Chieti Stampa

Due fasci littori furono sistemati, ben in vista, a fianco del proclama della vittoria del generale Armando Diaz, inciso sulla lapide collocata all'ingresso del Regio Liceo Scientifico “Filippo Masci”, probabilmente durante l'anno scolastico 1930-1931, quando l'Istituto si trasferì stabilmente nell'attuale sede. Erano simboli del fascismo trionfante anche in sede locale. Nel triennio 1920-1922 i fascisti chietini avevano conquistato il potere violentando gli oppositori con l'olio di ricino, col “santo manganello” e perfino con le armi da fuoco; assaltando e devastando le prime Camere del Lavoro; riducendo al silenzio i giornali antifascisti. Avevano partecipato alla marcia su Roma, guidati dal segaligno avvocato Francesco Giustino Troilo, segretario della federazione provinciale. In rapida successione, avevano conquistato il governo del Comune e della Provincia e la rappresentanza politica in Parlamento. Nel marzo del 1926 avevano ospitato il processo farsa agli assassini di Matteotti, difesi egregiamente anche da Giustino Troilo. L'11 febbraio 1929 avevano esaltato la superba vittoria del Duce con la sigla dei Patti Lateranensi tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica, ottenendo il sostegno dell'arc. Nicola Monterisi al trionfale plebiscito del 24 marzo e all'instaurazione di un regime clerico-fascista anche in provincia di Chieti.

 

     Poi venne la dichiarazione di guerra di Mussolini, a fianco dell'amico Führer e delle sue meravigliose Forze ArmateVincere! E vinceremo! Spezzeremo le reni alla Grecia!!!»Ma le reni, e non solo quelle, furono spezzate ai soldati italiani, in Grecia, nei Balcani, in Russia, in Africa: e agli inermi civili, bombardati, affamati, sfollati. E venne la caduta del duce, il 25 luglio 1943, accolta anche a Chieti con manifestazioni popolari di giubilo e i tremebondi gerarchi serrati in casa. Alcuni giovani animosi abbatterono qualche simbolo ed emblema del PNF, ma è quasi certo che non fecero in tempo a rimuovere i fasci littori dello Scientifico: le disposizioni sull'ordine pubblico emanate  il 26 luglio da Pietro Badoglio, capo del governo, e da Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore dell'esercito, e l'arresto immediato da parte della Questura di alcuni “sovversivi” frenarono immediatamente la protesta.

E vennero i tedeschi, occuparono per nove lunghi mesi la città, invasa dai profughi, ridotta alla fame e alla disperazione. I due fasci littori erano sempre al loro posto, protetti dal portiere dell'Istituto, “un terribile collaboratore -spione dei tedeschi, a fine guerra processato e condannato” (testimonianza di Peppino Ricci, ex studente del Liceo, in Una scuola una città, 2004, pp. 147-149).

     Ma la fugace ribellione del 26 luglio si tramutò in partecipazione alla Resistenza armata, coi partigiani della Banda Palombaro e i patrioti della Brigata Maiella, che combatterono fino al sacrificio della vita. Tra i martiri partigiani della “Palombaro” anche tre giovani che frequentarono il Liceo “Masci” e vi conseguirono il diploma: Leonida Mucci, Vittorio Di Carlo, Nicola Cavorso. I primi due, di anni 23, arrestati il 3 dicembre 1943 e fucilati a Bussi il 14 dicembre; il terzo, di anni 24, arrestato il 24 gennaio 1944, fucilato a Colle Pineta di Pescara l'11 febbraio.

     Finalmente, il 9 giugno 1944, ebbe termine l'incubo dell'occupazione tedesca. In attesa delle prime elezioni libere, l'amministrazione della città fu affidata a una giunta retta da un commissario prefettizio, l'avvocato Domenico Spezioli, che aveva subito il carcere per la sua fede antifascista. La giunta diede il via alla defascistizzazione della città. Il 7 agosto 1944 deliberò i primi provvedimenti sulla toponomastica (cambiamento del nome al Viale 28 Ottobre, alla Via Roma e alla Piazza Italo Balbo). Il 18 ottobre 1944 Spezioli inviò alla Curia Arcivescovile la seguente lettera:”Pregasi voler disporre che vengano scalpellati i fasci littori in pietra, che ancora si vedono sulla cupola ottagonale della Cattedrale”. Il Vicario Generale rispose che mons. Venturi riteneva opportuno farli rimanere, in segno di gratitudine verso il governo fascista, che “sovvenzionò generosamente il lavoro di restauro della Cattedrale”. Il 9 dicembre,1944, su sollecitazione dei socialisti, l'Ufficio Tecnico del Comune fece cancellare dai muri della città i motti fascisti, “perché suonavano ancora offesa alla serietà e alla moralità politica del popolo”. Il 13 settembre 1946 Giuseppe Zanarini, segretario  della Camera Confederale del Lavoro della Provincia di Chieti, con sede nel Palazzo ex OND (poi ENAL), considerato che dai due enormi fasci del palazzo erano state asportate solo le rispettive asce e che essi costituivano “un elemento non più tollerabile in un'Italia Democratica”, chiese al sindaco Antonio Mariani che, vista la difficoltà di rimuoverli completamente, venissero per lo meno “mozzati nella loro parte sovrastante il fastigio dell'edificio”.

     È in tale processo di defascistizzazione della città che, molto probabilmente, va inserito lo  scalpellamento dei due vecchi fasci littori del Liceo Scientifico, per volontà di un preside antifascista. Sono passati quasi settant' anni dalla liberazione della città. Da allora, una quindicina di presidi si sono susseguiti alla direzione dell'Istituto prima del dirigente scolastico Piervincenzo De Lucia, e a nessuno è venuto in mente di ricollocare due fasci  accanto al proclama di Diaz. L'idea geniale è venuta alla signora Marta Albanese, già docente di Materie Letterarie e Latino nel Liceo, presidente  dell'attiva associazione culturale “Amici del Masci”. Le è venuta dopo aver notato che nell'androne del Liceo Classico è presente una lapide simile, con i fasci littori integri. Appassionata di storia romana e fascista, avrà pensato: “È un gap culturale da colmare; lo Scientifico non può essere inferiore al Classico nella conservazione della memoria storica. I due fasci nuovi collocati accanto al proclama della vittoria accresceranno il decoro dell'Istituto.”. Detto fatto. Con l'assenso di Donatello Di Prinzio, assessore all'edilizia scolastica della provincia (“Non vedo nulla di scandaloso in ciò che è accaduto.”) e, pare, anche del dirigente scolastico De Lucia, senza consultare i soci dell'associazione, ha provveduto alla loro sistemazione. (Chi li ha fabbricati? Quanto sono costati? chi ha sostenuto la spesa: l'associazione, l'Istituto o la Provincia?)         

      Ripristinando i due simboli del fascismo, gli autori hanno cancellato un fatto storico importante: la rimozione dei vecchi fasci dimostrava che anche i dirigenti, i docenti e gli studenti del Liceo  “Masci” rinnegarono il fascismo e tornarono alla vita democratica. Gli autori hanno anche offeso la memoria dei giovani teatini, che hanno sacrificato la vita combattendo la Resistenza; i loro familiari, che hanno vissuto una tragedia mai dimenticata; la città intera, che nel ventennio della dittatura fascista ha patito indicibili sofferenze. I fasci ripristinati, emblemi luccicanti della retorica guerrafondaia del regime, strombazzata in quegli anni anche dai dirigenti e dai docenti dell'Istituto, rievocano un periodo buio condannato dalla storia. Grondano lacrime e sangue. Vanno rimossi immediatamente e per sempre

                                                              

 

Filippo Paziente

(storico e socio della sezione dell'ANPI di Chieti)