Relazione Polacca Stampa

2° CORPO POLACCO

RELAZIONE SULLE OPERAZIONI SVOLTE

DALLA “BRIGATA MAIELLA”

 

INTRODUZIONE

     L’attività svolta dalla “Brigata Maiella” che dal 18 giugno 1944 sino al termine delle ostilità sul fronte italiano faceva parte organica del 2° Corpo Polacco costituisce un bellissimo esempio della collaborazione militare fra i nostri due paesi nella dura lotta per la conquista della libertà.

     I patrioti Italiani, nella grande maggioranza giovani pieni di entusiasmo, hanno valorosamente combattuto guidati da ufficiali propri ed inglesi sotto il comando polacco. Tutti –uniti da cordiali vincoli di cameratismo- erano stimolati da un unico ideale: combattere “per la nostra e la vostra libertà”.

 

 

    

L’unita relazione sull’attività della “Maiella” comprende solo il periodo che va dalla costituzione della brigata (18 giugno 1944) alla liberazione di PESARO (5 settembre 1944), allorchè il comando della formazione era tenuto dal Tenente Colonnello Wilhelm Lewicki

     La relazione è stata dal Lewicki scritta subito dopo la fine delle operazioni quale rapporto di chi quelle aveva condotto; essa ci fornisce infatti un quadro delle sue personali conoscenze e valutazioni rispetto alle azioni e alle situazioni ed anche in rapporto alle situazioni nella quali operava la Brigata “Maiella”

     La traduzione in lingua italiana è stata eseguita  in Roma nel settembre 1946 e viene pubblicata in tre esemplari per essere offerti quale omaggio all’Ufficio Storico Militare, alla Biblioteca Centrale Militare e alla redazione della “Rivista Militare”.

 

Roma li 25 ottobre 1946

Ten. Col. Henryk Lergetporer

 

 

 

 

 



 

I

ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA

 

     La Brigata Maiella venne organizzata gradualmente mediante la fusione di taluni gruppetti di partigiani. Da un minimo di 200 uomini del novembre-dicembre 1943 la consistenza numerica sella “Maiella” raggiunse un migliaio di uomini nel periodo dall’ottobre 1944 al giugno 1945.

     Durante la campagna adriatica del 2° Corpo polacco, la “Maiella” procedeva spesso all’assorbimento di formazioni locali di partigiani, raggiungendo talvolta e per breve tempo una consistenza di 2 -3 mila uomini.

     La costituzione della “Maiella” risale al tempo della stabilizzazione del fronte sul fiume Sangro nelle montagne abruzzesi, e cioé nel novembre – dicembre 1943.

     In tale epoca il settore occidentale della Ottava Armata si venne a trovare su un terreno non idoneo ad azioni belliche di rilevante importanza e pertanto le opposte forze limitavano le proprie attività alla sorveglianza delle principali linee direttrici di marcia. A causa della intermittenza delle piante topografiche della regione e della insufficiente rete stradale, le parti combattenti utilizzavano elementi locali in un primo tempo come guide e, successivamente, con compiti autonomi quali quelli di sentinella, avamposto ecc.

     La crudeltà e il comportamento dei tedeschi inducono le simpatie di quelle popolazioni verso gli Alleati, provocandone l’odio a causa delle requisizioni, delle espropriazioni e di altre repressioni, quali la distruzione di case, arresti e fucilazioni.

     Perciò quei montanari, offrendo la loro collaborazione agli Alleati, sono guidati spesso da un desiderio di vendetta e cercano la possibilità, essendo rimasti privi delle loro case e dei mezzi di sussistenza, di superare le difficoltà del momento mediante l’aiuto delle forze armate alleate. D’altra parte la collaborazione viene pure offerta da numerosi giovani, in maggioranza studenti, unicamente spinti dall’impulso patriottico.

     Il 5° Corpo Britannico, schierato lungo l’ala occidentale della Ottava Armata, si giova largamente di tale apporto della locale popolazione, stimolando ed organizzando il movimento dei partigiani secondo le direttive del Comando Supremo Alleato.

     A tale scopo il Comandante di detto 5° Corpo destina il maggiore WIGRAM, assistito da tre ufficiali.  

     Il maggiore Wigram si accinge subito all’opera di organizzazione dei reparti volontari di partigiani.

     In un primo momento tali reparti erano costituiti da piccoli gruppi di 10-15 uomini che fornivano al 5° Corpo delle guide, ove occorresse, o che sorvegliavano, di propria iniziativa, determinati sentieri e i passi delle montagne. Il 5° Corpo contraccambia siffatti servigi fornendo, secondo le possibilità, il vettovagliamento. I partigiani devono procurarsi le armi, che in conseguenza risultano di vario tipo e spesso insufficienti. Non possiedono divise e portano soltanto coccarde dai colori nazionali italiani sulle giubbe o sui berretti.

     Nel dicembre 1943 alcuni gruppi isolati di partigiani che agiscono nel settore del 5° Corpo vengono riuniti in uno speciale reparto denominato “BANDA MAIELLA” dall’omonimo massiccio montuoso dell’Abruzzo.

     Notevole apporto reca a tale reparto l’Avv. ETTORE TROILO, patriota italiano, di fede politica democratica e già segretario dell’on. MATTEOTTI. Il capitano Troilo raccoglie i volontari, li pone in evidenza e si mette in rapporto con le autorità italiane.

     Nel frattempo il maggiore Wigram, assistito dagli ufficiali inglesi Cap. LAMB, Ten. Filliter e Ten. Aixell dirige l’organizzazione, l’utilizzazione e l’attività della “Maiella”.

     Nel gennaio e febbraio 1944, la “Maiella” conduce alcune azioni dimostrative di pattuglia. Durante una di tali azioni cade il Maggiore Wigram e perciò il comando della formazione viene assunto dal Cap. Lamb.

     Allorquando  il 2° Corpo Polacco sostituisce il 5° Corpo, il grosso della “Maiella” passa, in data 15 giugno 1944, a Sulmona (sulla strada Pescara-Roma, 68° chilometro).

     L’organizzazione e la struttura della “Maiella” si presenta in quel tempo come segue:

-         f.f. di comandante il cap. Lamb;

-         due ufficiali di linea, il ten. Filliter ed il tenente italiano DOMENICO TROILO;

-         comandante del plotone di amministrazione (cioè della base) il cap. avv. Troilo.

     Complessivamente risultano 280 uomini organizzati in gruppi di combattimento autonomi di varia consistenza numerica, ed in più il plotone di amministrazione.

     In effetti ad ogni azione sono in grado di partecipare non più di 100 uomini, essendo gli altri malati o senza scarpe o vagabondi in cerca di viveri e di vino.

     L’armamento della “Maiella si presenta notevolmente vario e insufficiente. Di regola tutti gli uomini sono in possesso di fucili, mentre ogni gruppo di combattimento è dotato di una oppure due mitragliatrici leggere e di tre o quattro pistole mitragliatrici. Gli uomini, sono individualmente forniti di 2-3 bombe a mano. Tale armamento è di vari tipi: italiani, tedeschi, greci, inglesi ecc., ciò che rende notevolmente difficoltosa la fornitura di munizioni. La “Maiella” non ha propri mezzi di trasporto né mezzi di collegamento.

     In seguito all’effettuazione del turno di riposo del 5° Corpo, resta sospesa la questione della “Maiella”, dato che non si conosce se il 2° Corpo accetterà tale formazione.

     L’idea di destinare la “Maiella” sotto il comando del C.I.L. ha incontrato, per motivi che non si ravvisa di rilevare, una decisa ostilità da parte dei partigiani. In tale situazione il comando del 5° Corpo nella metà di giugno 1944 rivolge al comando del 2° Corpo Polacco la proposta di accettare la “Maiella” per utilizzarla successivamente in operazioni belliche.

     Il Corpo Polacco attraversa in quel momento una crisi determinata dalle sanguinose perdite sofferte nella battaglia di Monte Cassino.. La situazione si presenta più difficile a causa del lungo settore affidato al 2° Corpo.

     Malgrado tale crisi il Comando ed il Capo si Stato Maggiore del 2° Corpo in un primo momento assumono un atteggiamento piuttosto negativo circa la questione dell’incorporazione della “Maiella”, soprattutto a causa dell’assenza di una solida base nell’organizzazione di tale formazione.

     Vi influiscono anche le mutare condizioni di attività in quanto i partigiani, lontani  dalle proprie residenze, non offrono più un notevole ausilio quali guide o pattuglie. E poi, per l’allontanamento degli uomini dalle loro case, occorre seriamente provvedere al loro mantenimento.

     Tuttavia, desiderando, prima di decidere, esaminare attentamente la questione, il Capo di Stato Maggiore del Corpo Polacco invia presso la “Maiella”, il 16 giugno, il Ten. Col. Wilhelm Lewicki. Questi ha la missione di studiare la questione, particolarmente per quanto concerne il rendimento bellico della “Maiella” e la possibilità di poterla convenientemente utilizzare nelle preordinate operazioni del 2° Corpo. Contemporaneamente il Capo di Stato Maggiore Wisniowski propone all’inviato di assumere il comando della “Maiella” qualora la missione abbia risultato positivo.

     Il Ten. Col. Lewicki si reca immediatamente a Sulmona ove tiene una serie di conversazioni con ufficiali e soldati della “Maiella”. Resosi edotto delle possibilità di tale formazione nonché dello spirito animatore dei partigiani, il Ten. Col. Lewicki intraprende la prosecuzione dell’organizzazione ed assume il comando della formazione stessa, pur considerando appieno le difficoltà ed il rischio che siffatta opera comporta.

     Il 17 giugno il Ten. Col. Lewicki si reca nuovamente a Sulmona ove, dopo una breve conferenza avuta con i capitani Lamb e Troilo, riunisce tutta la brigata “Maiella” al fine di discutere la questione del passaggio della formazione sotto il comando del 2° Corpo Polacco.

     Dopo aver esposto ai convenuti la situazione nella quale è venuta a trovarsi la “Maiella” in conseguenza del trasferimento del 5° Corpo, il Ten. Col. Lewicki interpella i partigiani per conoscere se desiderino continuare a combattere al comando del 2° Corpo Polacco.

     Nello stesso tempo il Ten.Col. Lewicki espone loro le principale condizioni e cioè:

-         il comando viene assunto dal Ten. Col. Lewicki, avente quale sostituto il Cap. Lamb;

-         tutti i partigiani dichiareranno di obbligarsi a combattere insieme con il 2° Corpo fino ai confini settentrionali dell’Italia;

-         verrà imposta la più assoluta disciplina militare;

-         rafforzamento della consistenza della “Maiella” agli effettivi di un reggimento (900-1000) uomini.

     Da parte sua il Corpo Polacco assume l’onere del vettovagliamento e, secondo le possibilità, procurerà le uniformi e soprattutto le calzature che sono soggette a forte consumo a causa delle operazioni in terreno montagnoso. Il 18 giugno il Capo di S.M. approva tali condizioni, mentre il Comandante del 2° Corpo procede alla nomina del Ten. Col. Lewicki a comandante della BRIGATA MAIELLA.

     Tutta la giornata del 18 giugno viene dedicata dal nuovo comandante al febbrile lavoro preparatorio di organizzazione.

     Occorre trovare un ufficiale o un sottufficiale da assegnare al vettovagliamento, una certa quantità di calzature nonché qualche mezzo di trasporto per i viveri.

     Per la benevola e piena comprensione del quartiermastro del 2° Corpo e dei capi dei singoli servizi è possibile compiere tutto in un sol giorno.

     Il mattino del 19 giugno il Ten. Col. Lewicki torna a Sulmona con tre autocarri, viveri e scarpe.

     Tale efficiente e rapido intervento del 2° Corpo determina camerateschi rapporti che perdurano, tra il Corpo e la Brigata Maiella, fino al termine della campagna. Il 19 giugno viene dedicato alla parziale riorganizzazione e ai preparativi di marcia.


 


II
MARCIA VERSO IL FIUME CHIENTI
Nello spazio indifeso creatosi tra il secondo corpo polacco e il decimo corpo britannico
(20-29 giugno)
Allora la situazione generale sul fronte italiano si presentava come segue: nel settore della V Armata americana sono impegnati duri combattimenti, che ne ritardano l'avanzata, mentre nel settore adriatico della VIII Armata il 15 giugno le truppe tedesche si ritirano verso nord, rompendo il contatto con i reparti polacchi che intanto prendono posizione sul settore. Il 17 giu¬gno il 2° Corpo Polacco, muovendo dalla zona di Pescara, passa all'inse¬guimento, al fine di procedere all'occupazione del porto di Ancona.
Il giorno 20 giugno il 2° Corpo raggiunge la linea Fermo- al fiume Tenna, mentre il C.I.L., che agisce al comando del 2° Corpo, con una sua compa¬gnia motociclisti avanzata, raggiunge la città di Ascoli Piceno. Ciò quando il grosso delle formazioni si trova in azione di spostamento verso Teramo.
Il 10° corpo inglese, che agisce ad occidente del 2° Corpo Polacco, occupa Terni. In tal modo viene a crearsi tra il 10° Corpo ed il Corpo Polacco uno spazio vuoto di circa trenta chilometri di estensione.
Primo obiettivo affidato il 18 giugno al ten. Col. Lewicki in forma indi¬cativa è questo: portarsi al più presto all'altezza dei reparti di linea del 10° e del 2° corpo. Sorvegliando la zona vuota creatasi tra i due Corpi.
La scelta della linea di marcia in avanti viene lasciata al ten. Col. Lewicki che la percorrerà lungo il detto spazio vuoto.
L’avanzata della "Maiella" presenta notevoli difficoltà.
Mentre occorreva raggiungere al più presto l'altezza dei reparti combat¬tenti, la distanza e le condizioni in cui si svolge l'avanzata creano per con¬tro situazioni difficilmente superabili.
Il vuoto tra i due Corpi viene completamente occultato, le strade minate, i ponti sono fatti saltare, ciò che costituisce, in terreno montagnoso, un pro¬blema essenziale, dato che le marce di aggiramento comportano dispendio di forze e lungo tempo.
Poiché la "Maiella" non aveva, ad eccezione dei tre autocarri sempre adi¬biti al trasporto dei viveri, alcun altro mezzo, occorreva camminare a piedi, provvedendosi al trasporto delle armi pesanti, delle munizioni e dei baga¬gli mediante la requisizione in loco di carri trainati da buoi.
Durante otto giorni di marcia, senza alcun contatto con le altre forma¬zioni, ricacciando le pattuglie nemiche, per vero non numerose, la "Maiella" avanza da sola per 150 chilometri su difficile terreno montagnoso, unicamente aiutata dalle popolazioni locali, compiendo ogni necessaria marcia di aggiramento e di ricognizione e sgomberando le mine esistenti. Contem¬poraneamente il C.I.L., pur avendo circa 50 chilometri di vantaggio dalla linea di partenza, dopo pochi giorni di marcia, rimane indietro.
Allo scopo di affrettare il movimento il comandante della "Maiella" applica la seguente tattica. Il grosso della Brigata Maiella avanza sulla linea di mar¬cia in tre raggruppamenti, comandati da altrettanti ufficiali e distanti circa 5-6 chilometri l'uno dall'altro. Il plotone di amministrazione segue la stessa direttrice ad una giornata di marcia insieme con gli autocarri e gli altri mezzi di trasporto. La sicurezza della marcia è affidata a due pattuglie autotra¬sportate su jeep e comandate personalmente dallo stesso comandante della "Maiella" e dal suo sostituto.
Tali pattuglie, che precedono di qualche ora le altre forze, procedono alla ricognizione delle strade, rimuovono o determinano le mine esistenti e in¬fine cercano di orientarsi sulla situazione generale, interpellando special¬mente la popolazione locale molto ben disposta. Laddove i ponti risultano distrutti, le pattuglie ordinano alla popolazione di approntare strade di ag¬giramento, dimodoché i trasporti pesanti possono il giorno successivo se¬guire i propri reparti.
Durante l'avanzata avviene che la "Maiella" prenda contatto con piccole pattuglie nemiche nonché con altri piccoli reparti ritardatari che, dopo brevi azioni di fuoco, si ritirano prevalentemente verso nord.
Il giorno 20 giugno, il comandante, trovandosi col ten. Filliter in azione di ricognizione del terreno a nord di Aquila, cattura un sergente ed un ca¬porale delle S.S. insieme con la loro motocicletta fornita di sidecar. La mac¬china fu poi inviata a disposizione del capo della polizia del Corpo.
Il 23 giugno trascorre in azione di ricognizione della strada n. 4 nella zona di S. Giusto. La ricognizione però viene eseguita soltanto sull'asse di marcia, a causa della mancanza di tempo e della deficienza di mezzi di tra¬sporto necessari per quelle grandi distanze.
Il comandante della Brigata Maiella sorprende una pattuglia tedesca di genieri intenti alla messa in opera di mine onde far saltare le dighe in pros¬simità del lago di montagna La Conca. Il ten. col. L., coadiuvato dal cap. Lamb, rimuove le mine già pronte allo scoppio, salvando così dall'inonda¬zione la valle del Tronto.
Durante il periodo dell'avanzata il Comandante continua a riorganizzare e a completare la B. Maiella, instaurando contemporaneamente la più rigida disciplina. Ciò muta radicalmente e favorevolmente l'efficienza della for¬mazione. Circa al termine dell'avanzata, il 28 giugno, la "Maiella" dispone già di sei plotoni autonomi, della forza di circa 40 uomini ciascuno, dotati di 2-3 mitragliatrici leggere nonché di qualche fucile mitragliatore.
In tale periodo la "Maiella" che incontra soltanto sparute pattuglie nemi¬che, procede quasi senza perdite. Fino al 28 giugno queste ammontano sol¬tanto a 4 uomini, due dei quali decedono in seguito allo scoppio di mine, due feriti in seguito ad azioni di fuoco con pattuglie nemiche.
In particolare, le varie tappe della descritta marcia inseguimento furono le seguenti: 20-21 giugno: L’Aquila; 22 giugno: Montereale; 23-24 giugno: Accumuli; 25 giugno: Arquata del Tronto; 26-27 giugno Amandola; 28 giu¬gno: Morico S. Ginesio.
Il giorno 28 giugno la B. Maiella prende contatto con il nemico piazzato sulle colline a sud del fiume Chienti nella zona della città di Caldarola.


 

III
I COMBATTIMENTI PER L’ACCESSO AL FIUME MUSONE
(28 GIUGNO- 15 LUGLIO)
Intanto il 2° Corpo polacco incontra seria resistenza nemica lungo la linea del fiume Chienti.
Il comandante del Corpo ordina il concentramento di tutte le unità. Tale ordine deve essere ultimato nella giornata del 4 luglio. Il C.I.L., che sta svolgendo la sua attività sull'asse della strada n. 78, risulta in quel tempo schierato lungo la linea che corre da Ascoli fino alle colline a sud del fiume Chienti.
Il concentramento per la battaglia di Loreto non viene da parte del C.I.L. ultimato. Ciò determina, tra il Corpo Polacco e l'ala orientale del 10° Corpo, che opera lungo l'asse Visso-Camerino-Matelica, il mantenimento del vuoto sopra descritto di circa 35 chilometri di estensione.
In tale situazione la "Maiella" ha il compito di sorvegliare questa zona nonché di tenere il collegamento con l'ala destra del 10° Corpo (12° reggi¬mento Lancieri), che marcia lungo l'asse Muccia-Castelraimondo. Il 1° luglio il comandante del 2° Corpo Polacco, avendo constatato l'allontanamento del nemico dal fiume Chienti, ordina un nuovo insegui¬mento, che conduce alla battaglia di Loreto.
Fino al giorno 6 luglio i reparti frontali del 2° Corpo raggiungono la linea Numana-Osimo-Montoro.
Il C.I.L., che non può sostenere il passo di tale azione, si attarda sul fiume Potenza, scoprendo con ciò il fianco ovest del 2° Corpo. La cosa determina il Comandante del Corpo a rallentare le operazioni fino all'allineamento del C.I.L. verso Filottrano, al fine di assicurare il proseguimento dell'attività operativa in direzione di Ancona.
In tale situazione il Comandante della "Maiella", avendo dinanzi relativamente scarse forze nemiche, decide, senza attendere l'avvicinamento del C.I.L., di spingersi a nord del fiume Potenza, ove il terreno offriva maggiori possibilità per la favorevole esecuzione dei fini operativi.
Il I' luglio i reparti della "Maiella" liquidano oppure respingono verso la riva nord formazioni nemiche operanti a sud del fiume Chienti.
Nello stesso giorno reparti della "Maiella" raggiungono il fiume Potenza, ove, dopo opportune azioni ricognitive, si preparano all'attraversamento del fiume.
Il 2 luglio i reparti della Brigata Maiella occupano Tolentino e S. Severino. Il 3 luglio la "Maiella" incontra la prima seria resistenza del nemico organizzato a difesa sulla linea Castel S. Pietro - Colcerasa, a 10 chilometri circa a settentrione del fiume Potenza.
Poiché non è in grado di respingere le prevalenti forze nemiche, il Comandante della B. Maiella procede ad una nuova dislocazione dei suoi reparti, mediante uno schieramento a Seralte, per chiudere al nemico la strada verso Cingoli e con altro ad Aliforni, per chiuderla verso Frontale.
Il grosso delle forze della "Maiella" viene concentrato nella zona del bivio delle strade conducenti verso la predetta località. Il C.I.L., che resta sul fiume Potenza, e successivamente il 10 luglio, dà il cambio alla sesta brigata fan¬teria Leopoli nella zona di Montefano e, con l'appoggio dell'artiglieria della quinta divisione fanteria "Kresowa" e dei carri armati del 4° reggimento co¬razzato, occupa Filottrano raggiungendo il fiume Musone. La B. Maiella mantiene il contatto col C.I.L. lungo la strada S. Severino -Tolentino e col 10° Corpo (12° reggimento Lancieri) lungo la strada S. Severino Castelrai¬mondo.
Nel frattempo un reparto avanzato più a nord del 12° reggimento Lancieri
viene a trovarsi nella zona di Matelica, dove opera insieme ad un reparto di partigiani locali dipendenti dalla "Maiella".
Il mantenimento di continuo contatto col nemico determina notevoli dif¬ficoltà per la B. Maiella, dato che il nemico, sulle due principali direzioni del settore sorvegliato, è sostenuto dall'artiglieria e dai mortai, mentre la "Maiella" si trova solo in possesso di armi di piccolo calibro. Conseguentemente tutte le operazioni della "Maiella" devono essere condotte nelle ore notturne e mediante azioni di sorpresa.
La estensione del settore nonché le considerevoli forze nemiche (le forze tedesche ammontano in tale zona a 3-4 battaglioni con 2-3 batterie) indu¬cono il ten.col. Lewicki a prendere contatti con le formazioni locali di pa¬trioti italiani al fine di utilizzarle. Il Lewicki in breve tempo assume il comando di tutti i gruppi di partigiani della zona. Contemporaneamente la "Maiella" procede al disarmo e allo scioglimento di tali gruppi, che avevano scopi ben diversi da quelli di combattere i tedeschi. Cosicché il ten. co. Le¬wicki dispone in quel tempo, oltre la brigata Maiella, di alcune formazioni partigiane della complessiva forza di circa 1500 uomini, dotati di fucili e pistole automatiche.
Parte dei partigiani viene incorporata nella "Maiella". Il resto viene utiliz¬zato per servizi di presidio di comunicazioni secondarie e per servizi di guardia, nel che detti partigiani sono di preziosa utilità, avendo piena co¬noscenza del terreno.
Le rilevanti forze nemiche, soprattutto in artiglieria e mortai, determi¬nano il comandante a porre in essere una tattica consistente in azioni di in¬filtrazione e di pattugliamento in profondità onde procurarsi informazioni e mantenere l'iniziativa. Il terreno montuoso e coperto favorisce tali azioni.
Intanto, approfittando della temporanea stabilizzazione del fronte, il ten. Col. Lewicki procede alla riorganizzazione della B. Maiella che fornisce di divise e riarma utilizzando le armi catturate ai tedeschi.
Già il 10 luglio ciascun plotone è dotato di 1-2 mitragliatrici pesanti, di 4 leggere e di 10-12 pistole automatiche. Le munizioni sono sufficienti, tut¬tavia occorre catturarne al nemico così come le altre armi.
Si giunge anche ad una completa dotazione di mezzi di trasporto: la "Maiella" dispone già di cinque autocarri e di dieci motociclette. La cattura di una leggera radio di notevole potenza rende possibile da quel momento di mantenere un continuo ed efficace collegamento con il Comando del 2° Corpo. Tale collegamento riusciva fino ad allora molto difficile e spesso in¬sicuro a causa della notevole lontananza e delle cattive condizioni di ricezione provocate dalle montagne.
In questo tempo le perdite della "Maiella", nonostante le descritte fre¬quenti azioni sono relativamente minime; notevoli perdite subisce solo il reparto inviato a Matelica per mantenere il collegamento con il 12° Lan¬cieri. Tale reparto di circa 30 uomini, sorpreso da un assalto di una com¬pagnia tedesca, soffre rilevanti perdite durante la prima ora della lotta, essendo caduti il comandante ed alcuni uomini. Malgrado le perdite e no¬nostante il ritiro delle autoblindo inglesi, il reparto riesce a mantenersi in po¬sizione e provoca rilevanti perdite al nemico.
Le pattuglie dei partigiani, profondamente penetrate nel terreno nemico, cercano di eliminare piccole pattuglie e soldati isolati tedeschi. Un assalto condotto nella notte del 10 luglio su S. Maria, a sud di Cingoli, dal tenente Filliter distrugge un avamposto tedesco della forza di quasi un plotone. E poiché qualche giorno prima i soldati di tale appostamento avevano ucciso due partigiani feriti, nessuno di essi viene fatto prigioniero... Un agguato teso dallo stesso ufficiale contro la cucina da campo nemica sotto S. Angelo, organizzato il giorno successivo, massacra i soldati tedeschi colà riuniti per il rancio. Contemporaneamente un'azione di una forte pattuglia della "Maiella" condotta nella zona consente al tenente Filliter di rientrare nelle pro¬prie linee dopo aver trascorso molte ore, insieme a due uomini, nascosti a circa 300 metri dalla cucina da campo tedesca.
Secondo le informazioni fornite poi dalla locale popolazione risultarono caduti 11 soldati tedeschi e molti altri feriti.
Le rilevanti perdite inflitte ai tedeschi dal gruppo di partigiani "Léw" (così denominato perché sotto il comando del ten. Col. Lewicki) possono essere misurate dalla quantità di armi da esso catturato, armi che, per ordine del comandante del Corpo, venivano poi inviate a Varsavia. In quest'epoca la "Maiella" ha fornito a tal fine alcuni Spandau, parecchi Schmeiser e rivoltelle catturate al nemico.
Il 3 luglio prende posizione nel settore "Léw" un reparto britannico co¬mandato dal maggiore Popski. Tale reparto si compone di 50 uomini tra¬sportati da dodici jeep armate di mitragliatrici ultrapesanti.
Nella zona di S. Severino, a circa 10-15 chilometri dalla linea del fronte, il maggiore Popski, aderendo ad analoga preghiera rivoltagli dal ten. Col. Le¬wicki, appoggia per due volte con il fuoco delle sue armi l'azione dei re¬parti della B. Maiella. Tale appoggio si palesa con effettivi risultati il 7 luglio sotto Cingoli, allorché una jeep armata viene portata di nascosto alla di¬stanza di 6-700 metri da un avanzato posto tedesco di osservazione. Tale posto disturbava in modo particolare. La sorpresa era completa. I tedeschi perdevano alcuni uomini e, ciò che è importante, dovevano rassegnarsi ad abbandonare la posizione. Il reparto del magg. Popski lasciava il settore "Léw" il 9 luglio.
Verso la fine di tale periodo una parte delle locali organizzazioni partigiane viene influenzata dalla propaganda di agitatori dei partiti politici estremisti (comunisti). Commissari comunisti inducono i partigiani ad abbandonare ogni attività bellica e a conservare e nascondere quante armi e munizioni fosse possibile.
Tali partigiani ingaggiati dal ten. Col. Lewicki per azioni particolarmente disagevoli nel fronte, si rifiutano, sotto l'influenza degli agitatori, di conti¬nuare a combattere e utilizzano il loro armamento per conto personale e per guadagni materiali.
Lasciare tale massa armata e indisciplinata nelle retrovie costituiva una minaccia alle vie di comunicazione. 11 ten. Col. Lewicki, presi accordi con il Comando del Corpo e con le forze alleate, procede quindi al disarmo di tali gruppi, obbligandoli a consegnare le armi ai posti di polizia.
Naturalmente tale azione non si svolse senza incidenti. A S. Severino i comunisti organizzarono con la forza di parecchi uomini armati da capo a piedi un attentato ai danni del comandante e degli ufficiali della B. Maiella. !attentato non ebbe alcun effetto, essendo gli ufficiali sempre pronti ad ogni sorpresa. Comunque questo delicato lavoro venne generalmente compiuto con accortezza e con celerità. Si sono ottenute con ciò la tranquillità e la si¬curezza delle retrovie delle forze alleate, rendendo così impossibile il determinarsi colà delle situazioni che ebbero invece a manifestarsi nell'Italia del nord nel 1945.
I partigiani comunisti, essendosi accorti da un lato della risolutezza, e dall'altro dell'onesto e umano trattamento usato ai loro compagni, hanno sottostato agli ordini degli Alleati e, dopo ultimato il disarmo, hanno rivolto il loro ringraziamento al ten. Col. Lewicki per mezzo di appositi delegati di due brigate disarmate per il modo con il quale era stato condotto il disarmo
stesso.
L'aumentata attività della B. Maiella su Cingoli, ove i tedeschi perdono in pochi giorni alcune decine di uomini, e le azioni delle pattuglie che proce¬dono all'aggiramento della città, costringono, il 10 luglio, il nemico a riti¬rarsi su Apiro.
Appena conosciuta la notizia, il comandante della "Maiella" si reca con al¬cuni uomini a Cingoli, organizzandovi i partigiani. Contemporaneamente viene inviato in quella città il tenente Filliter con due plotoni della "Maiella". 1 tedeschi purtroppo si sono resi conto della debole forza di tale re¬parto e, nella sera del 10 luglio, occupano nuovamente la città. In concreto il reparto del ten. Filliter che si avvicinava dovette ritirarsi sulle colline cir¬costanti, essendo fatto oggetto di un forte fuoco di artiglieria e di mortai.
Pertanto occorreva preparare di nuovo tutta l'azione al fine di conqui¬stare la città. La rinnovata tattica di infiltrazione nelle retrovie nemiche con¬duce al successo e così i tedeschi si ritirano, stavolta definitivamente, da Cingoli nella notte del 12 luglio.
Il giorno successivo, all'alba, i reparti della B. Maiella entrano contempo¬raneamente da più parti nella città e vi organizzano la difesa. 1 tedeschi sot¬topongono la città ad un forte fuoco di artiglieria e di mortai, ma il fuoco fortunatamente è poco efficace a cagione delle solide mura della città. Sola perdita notevole quella della jeep del comandante che, colpita con esattezza, resta completamente distrutta.
Nella notte dal 13 al 14 luglio fa ingresso a Cingoli un battaglione del C.I.L. . Il ten. Col. Lewicki invia il gruppo del ten. Filliter a Moscosi in di¬rezione di Apiro, ove i tedeschi hanno costruito da lungo tempo apposta¬menti di difesa. A Cingoli resta soltanto un plotone di partigiani del luogo per mantenere il collegamento col C.I.L. . Contemporaneamente all'azione di Cingoli, altro raggruppamento della "Maiella" inizia un'azione intesa ad occupare Castel S. Pietro. Viene applicata eguale tattica.
I tedeschi, essendosi accorti dei movimenti di alcuni gruppi di partigiani su Isola, costituente la loro unica via di ritirata, cominciano a ripiegare sotto la protezione di un forte fuoco di artiglieria.
Le due operazioni, condotte contemporaneamente sulle direzioni princi¬pali, costringevano il nemico a ritirarsi sulle posizioni a difesa precedente¬mente apprestate nella linea principale di Apiro-Poggio S. Vicino- Poggio S. Romualdo - Almatano. Le avanguardie della "Maiella" avanzano in contatto immediato col nemico in ritirata. Nello stesso tempo pattuglie di partigiani, profittando dell'aiuto dei patrioti locali, penetrano profondamente nelle re¬trovie del nemico in ritirata, attaccando i reparti più deboli e i soldati più isolati.
Il 15 luglio reparti della "Maiella" incontrano resistenza da parte del ne¬mico ben piazzato su forti posizioni naturali apprestate con grande dispen¬dio di lavoro. Il comandante della B. Maiella disloca i suoi reparti in modo da chiudere ogni via al nemico con solide posizioni ed esercitare così una efficace sorveglianza del resto della zona.
Nello stesso tempo vengono compiute utili azioni ricognitive delle nuove posizioni del nemico, riattate le strade e sgomberate le mine.
Il 15 luglio la dislocazione della "Maiella" è la seguente: il gruppo del ten. Filliter a S. Maria Candelora, il gruppo del ten. Giovacchini a Frontale e i re¬parti di rinforzo del ten. Troilo a Fornaci. Durante le predette azioni le per¬dite della "Maiella" risultano minime: 6 caduti e alcuni feriti, parte dei quali a causa delle mine.


 

IV
IL COMBATTIMENTO SOTTO ANCONA
(17-19 luglio)
La situazione creatasi nel settore '1éw" presenta serie difficoltà. Le posizioni tedesche apprestate sulle colline dominanti rendono impossibile alla B. Maiella ogni movimento verso i reparti avanzati. Ogni macchina, un carro, un solo soldato provoca immediatamente il fuoco delle artiglierie e dei mortai ne¬mici. La zona è relativamente ricca di rete stradale; pertanto, nel caso di attacco nemico, la "Maiella" non si trova in grado di dominare tutto il settore, che è ac¬cessibile alle azioni di fanteria e, in parte, anche alle azioni dei carri armati.
Malgrado l'accentuata avanzata della "Maiella" il ten.col. Lewicki decide di occupare la zona di Cupramontana, respingendo il nemico oltre il fiume Esino. Ciò faciliterà notevolmente l'esecuzione del compito. Per la sproporzione delle forze in confronto di quelle nemiche, il comandante ravvisa l'opportunità di procedere in un primo tempo all'occupazione di Poggio S. Vicino, concen¬trando per tale operazione il grosso delle forze della B. Maiella. L'operazione dura due giorni cosicché nel mattino del 18 luglio la "Maiella" occupa Poggio S. Vicino. Subito il grosso si lancia in direzione di Apiro, che viene occupata all’alba del 9 luglio. A settentrione della città il nemico è colto di sorpresa da un plotone della B. Maiella guidatovi nella notte dai patrioti del luogo. Profittando poi della confusione determinatasi nelle file nemiche, il comandante della “Ma¬iella" attacca con tutte le forze Cupramontana, conquistandola nelle ore po¬meridiane della stessa giornata. L’azione su Cupramontana costituisce la prima e più notevole operazione della B. Maiella; vi prende parte il grosso della bri¬gata, rafforzata da formazioni partigiane locali, complessivamente 300 uomini.
I tedeschi, durante le ore serali del 19 luglio, cercano di riprendere Cupra¬montana. Il contrattacco risulta tuttavia in ritardo e condotto senza decisione, per il che esso viene abbastanza facilmente respinto.
Profittando del successo la B. Maiella procede tatticamente operando in com¬pleto isolamento (i reparti più prossimi si trovano a 10-15 chilometri) e, pur avendo dinanzi un nemico più forte, svolge una tattica offensiva e non solo non resta indietro rispetto alle altre unità vicine, ma costantemente cerca di spingersi in avanti, laddove lo consente il terreno.
Tale condotta era naturalmente rischiosa, esigeva una notevole vigilanza e prontezza continua. Ma l'elasticità della formazione, le profonde azioni rico¬gnitive e la larga utilizzazione dei servizi informativi ne diminuivano il rischio, fornendo nel contempo al 2° Corpo e all'Ottava Armata preziose notizie.


 

V
I COMBATTIMENTI PER I AVVICINAMENTO DEL FIUME METAURO
(20 LUGLIO-24 AGOSTO)
In relazione al compito del 2° Corpo, la B. Maiella, assicurando il con¬trollo della strada n. 76, già dal 21 luglio, procede ad opportune ricognizioni e prepara così l'attraversamento del fiume Esino. Le pattuglie penetrano in profondità del dispositivo nemico a nord del fiume.
Fino al 24 luglio la "Maiella", operando con forti gruppi, occupa Castel¬planio e poi Poggio S. Marcello.
Una nuova linea di sorveglianza viene organizzata sul tratto Poggio S. Marcello-Rosora-Mergo-Serra S. Quirico-Genga, tratto a nord del fiume Esino e della strada n.76.
Il contatto con le forze vicine viene ripreso: ad ovest col reggimento bri¬tannico H.C.R. a Bastia, ad est con il C.I.L. a Jesi. In questo tempo l'esten¬sione del settore sorvegliato dalla "Maiella" è di 30 chilometri in linea d'aria.
Poiché la "Maiella" è costituita in tutto da 400 uomini, il ten. Col. Le¬wicki continua ad utilizzare partigiani e popolazioni del luogo.
Le più notevoli difficoltà derivano dallo stato delle strade, che occorre riattare, e dalle mine, che occorre rimuovere; l'impiego su larga scala di mine e di azioni distruttive da parte dei tedeschi resta provato nella zona di Apiro, ove il nemico, nel raggio di due chilometri dalla città, ha posto in opera più di 600 mine di vario tipo e altri mezzi insidiosi e ha proceduto al taglio di un notevole numero di secolari alberi di tiglio, ostruendo con essi la strada per più di un chilometro.
Altra difficoltà era costituita dall'evacuazione dei feriti. A causa della man¬canza delle ambulanze assegnate nonché delle grandi distanze, la "Maiella" usufruisce degli ospedali civili italiani posti nella zona delle sue operazioni e precisamente a Sarnano, a S. Severino, a Cupramontana e a Poggio S. Mar¬cello.


 

VI
IL COMBATTIMENTO DI MONTECAROTTO
(20-30 luglio)
La nuova linea di osservazione, immediatamente a settentrione del fiume Esino, non era del tutto comoda per la "Maiella", specialmente nella parte oc¬cidentale in quanto i tedeschi, saldamente appostati su Montecarotto, spinge¬vano forti pattuglie fino alla strada n. 76 lungo il fiume Esino, disperdendo, con azioni di fuoco, gli operai adibiti ai lavori stradali.
Al fine di assicurare tali lavori il ten. Col. Lewicki decide di occupare Mon¬tecarotto. Malgrado le scarse forze in relazione alla notevole estensione del set¬tore e alle più numerose formazioni nemiche, le operazioni della "Maiella" si erano concluse finora con successo. Esso veniva conseguito non solo per la co¬raggiosa e intelligente attività dei reparti, ma anche e soprattutto in conse¬guenza della situazione generale del fronte determinata dal graduale ripiegamento del grosso delle forze nemiche sulla linea gotica.
Avendo la "Maiella" per obiettivo l'occupazione di Montecarotto, essa fortu¬natamente viene a trovarsi il nemico in ritiro sulla riva settentrionale del fiume Misa.
Il 26 luglio la terza e la settima divisione di fanteria polacca giungono sul fiume Misa e ne occupano i settori di difesa. Il C.I.L. con parte delle sue forze (la seconda brigata) giunge a Misa il giorno 30 luglio.
Nella notte dal 25 al 26 luglio i tedeschi si ritirano da Montecarotto, che viene subito occupata e saldamente presidiata dalle forze del tenente Giovac¬chini. Il ritardo del C.I.L. determina una critica situazione per la brigata Maiella. Malgrado ciò, le formazioni partigiane tengono alcune località a nord del fiume Esino e assicurano i lavori sulla strada n. 76 mediante l'invio di un re¬parto di punta a Montecarotto.
I tedeschi, essendosi accorti che il loro ritiro da Montecarotto era prematuro per il fatto che il C.I.L. non riusciva a tenere il passo dell'avanzata, decidono di rioccupare la cittadina, posizione molto utile per le azioni di sortita e di con¬trollo sulla strada n. 76.
I tedeschi, senza dubbio, intendevano liquidare la formazione della "Maiella" che si era spinta innanzi e cominciava a procurare loro notevole disturbo. Circostanza favorevole ai tedeschi costituiva il filo fascismo della popolazione della città dimostrato non solo dal generale sentimento, ma anche dagli aiuti effettivi consistenti nel fornire utili notizie, in servizi di guida ed altre minori attività.
Il primo attacco dei tedeschi ebbe luogo nella notte dal 27 al 28 luglio. Mon¬tecarotto era allora presidiato da un reparto della "Maiella" costituito da due plotoni al comando del tenente Giovacchini: in tutto circa 100 uomini suffi¬cientemente armati di mitragliatrici leggere e fucili mitragliatori. Durante la giornata del 27 luglio il comandante della "Maiella" dispone per l'invio di no¬tevoli munizioni e bombe a mano e si reca personalmente nella cittadina mi¬nacciata. La difesa venne apprestata nella parte settentrionale della città fortificandovi alcuni grossi edifici e chiudendo così l'accesso nord della città stessa.
Il comandante della brigata si apposta con un reparto di rinforzo di circa 25 uomini nell'edificio dell'ospedale, separato dalle altre case da un vasto giardino e già abbandonato dai degenti e posto a nord-ovest della città. Gli altri accessi sono presidiati da alcuni uomini mobilitati in fretta e facenti parte del locale "Comitato di Liberazione nazionale". Tali presidi non seppero tuttavia assolvere il loro compito, avendo abbandonato i posti al primo fuoco del nemico attac¬cante. Durante la giornata del 27 luglio il nemico martellava Montecarotto con un violentissimo e intermittente uragano di fuoco di artiglieria concentrato principalmente sul limite nord della città e sugli incroci stradali.
Verso la mezzanotte i tedeschi iniziavano l'attacco, forti di un battaglione di fanteria. L’attacco era diretto prevalentemente a nord ed in parte ad ovest, lad¬dove il nemico riuscì subito a penetrare negli edifici dell'ospedale. Mediante un tranello il nemico riuscì a rendersi padrone di un ingresso laterale e successi¬vamente di quello principale, nonché di tutto il pianterreno dell'edificio in cui si trova il comandante con il suo reparto di rinforzo. Ma questo si difendeva con coraggio, così come, del resto, gli altri gruppi impegnati della B. Maiella. 1 te¬deschi potevano resistere ancora qualche tempo nel pianterreno, ma, fatti og¬getto di colpi di bombe a mano lanciate dalle finestre e dalla tromba delle scale, erano costretti a ripiegare anche per il fatto di dover combattere al buio nei la¬birinti dell'edificio a loro sconosciuto.
E così i tedeschi, che sembra contassero su un facile successo, erano costretti prima dell'alba a ritirarsi dalla città, meravigliati dalla dura resistenza opposta dai partigiani e con rilevanti perdite.
Tuttavia anche la "Maiella" ha dato il suo contributo a tale successo (27 tra caduti e feriti, per la maggior parte del reparto di rinforzo), trai quali, feriti, i due comandanti di plotone ten. Giovacchini e sergente maggiore De Ritis.
Il 28 luglio il comandante della B. Maiella invia in città un altro plotone, provvede ad una nuova dislocazione del presidio e dispone l'evacuazione dei feriti. Essendosi constatati durante la battaglia alcuni atti proditori compiuti ai danni delle formazioni della brigata da parte delle popolazioni del luogo (spari dalle finestre e informazioni fornite al nemico) il ten. Col. Lewicki ordina il ra¬strellamento della città e conseguenti retate, trattenendo quali ostaggi i sospetti di collaborazione coi tedeschi. Tale metodo si appalesa molto efficace: infatti da quel momento la popolazione non manifesta alcun segno di ostilità e resta completamente passiva per tutto il resto della battaglia di Montecarotto.
La notte del 28 luglio i tedeschi procedono ad un nuovo attacco della città. Esso è diretto contemporaneamente da tre parti, da ovest, da nord e da est. Fazione è condotta con cautela e indecisione; ha piuttosto l'aria di una forte sor¬tita ricognitiva, che però viene respinta con relativa facilità.
Il 29 luglio si nota un forte aumento del fuoco nemico di artiglieria e di mor¬tai: ciò prova che i tedeschi intendono ancora una volta occupare la città.
Fortunatamente la mattina del 28 luglio arriva al settore “Léw" il ten. Col. Czarnecki, ufficiale di collegamento, inviato dal comando del 2° Corpo, con l'incarico di rendersi edotto della situazione. Il ten. Col. Czarnecki è giunto con tre autoblindo della compagnia di protezione dello Stato Maggiore allo scopo di assicurargli l'attraversamento del settore della "Maiella" incompleta¬mente sorvegliato. Il comandante della brigata, profittando della circostanza, prega il ten. Col. Czarnecki di poter utilizzare le autoblindo a scopo dimo¬strativo: ciò che è stato concesso, facendo percorrere a detti mezzi quasi tutto il settore “Léw" tra un turbinio di polvere perfettamente notati tanto dal nemico quanto dalla popolazione.
Il ten. Col. Czarnecki, avendo constatato de visu la situazione, provoca l'in¬vio immediato, da parte del comando del 2° Corpo, di alcuni concreti aiuti consistenti in un distaccamento misto composto di uno squadrone di auto¬blindo, due plotoni di carri ai arati e un gruppo di artiglieria.
Purtroppo un violento acquazzone, caduto nelle ore pomeridiane di quel giorno, rende inutilizzabili le vie di aggiramento recentemente preparate e co¬stringe le blindo a sostare a circa dieci chilometri da Montecarotto. Solo l'arti¬glieria riesce ad avvicinarsi ad utile distanza di fuoco, che viene pienamente sfruttato dalla "Maiella".
Ma l'azione dimostrativa, nonché la colonna blindata, certamente vista dal nemico, producono l'effetto voluto: i tedeschi, che già dalle ore 18 del 29 lu¬glio cercavano di avvicinare la città, dopo aver occupato posizioni di partenza, si limitano invece ad azioni di pattugliamento. Evidentemente il nemico pa¬venta una minaccia alle vie di ritiro.
In seguito all'arresto dell'attività operativa del distaccamento misto, il co¬mandante del 2° Corpo dà ordine al C.I.L. di presidiare Montecarotto per mezzo di un battaglione di fanteria, che è arrivato nella mattinata del giorno 30 luglio dando il cambio al reparto della B. Maiella.
Il combattimento di Montecarotto è una delle più notevoli e brillanti opera¬zioni condotte dalla "Maiella".
L’operazione svolta da un reparto di partigiani relativamente debole (100-150 uomini) assicura nei giorni critici i lavori dei genieri sulla strada n. 76 su una linea di più di 20 chilometri da Jesi a Serra S. Quirico.
La costante sorveglianza sul nemico nonché le azioni ricognitive permet¬tono alla B. Maiella di occupare Montecarotto non appena se ne allontanano i tedeschi; l'aver fatto colà immediatamente affluire il grosso delle forze e la de¬cisa volontà di tenere la zona dopo conquistata consentono l'avvicinamento alle altre forze ed evitano la dispersione o la distruzione del grosso della brigata.
La riconquista di Montecarotto da parte del nemico avrebbe costretto gli altri reparti della "Maiella" a ripiegare sulla riva meridionale dell'Esino e, peggio an¬cora, un vasto settore della strada n. 76 avrebbe potuto essere raggiunto nuo¬vamente dalle fanterie nemiche, provocando ritardo nel riattamento della strada stessa tanto importante per le future operazioni dell'Ottava Armata.
Cosa difficile era il tenere Montecarotto come ne è prova il fatto che il co¬mandante del battaglione paracadutisti italiani, che aveva assunto il presidio della città in sostituzione della "Maiella" riteneva di dover chiedere già il giorno successivo congrui rinforzi al comandante del C.I.L. che vi diresse tutta la sua brigata.

La manovra su Arcevia e Piticchio
(1-5 agosto)
Il passaggio al C.I.L. della difesa di Montecarotto facilitava notevolmente l'esecuzione del compito della B. Maiella nel restante settore.I1 comandante ebbe la possibilità di ricostituire un reparto di rinforzo e di rivolgere la sua at¬tenzione su due altre direzioni minacciate: la Serra S. Quirico-Arcevia e la Val¬treara-Genga.
In dette zone il nemico conduceva operazioni notturne con pattuglie al fine di impedire la riattivazione della strada n. 76.
Il comandante della "Maiella" decide di occupare Arcevia, la cui posizione in vicinanza al nodo stradale poteva facilitare, una volta conquistata, lo sposta¬mento della Brigata dovunque si fosse manifestata una minaccia.
In base alle informazioni desunte dalla ricognizione e dalla collaborazione della popolazione del luogo, Arcevia risultava presidiata da un battaglione te¬desco, il che unitamente alla natura del terreno eccezionalmente favorevole alla difesa della città, era di notevole ostacolo per le inferiori forze della "Maiella".
Pertanto il ten. Col. Lewicki riprende la vecchia tattica: per mezzo di profonde infiltrazioni di pattuglie nel settore nemico e di agguati sulle probabili strade nemiche di pattugliamento ed anche sulle sue retrovie.
Le azioni sono necessariamente condotte di notte, dato che il nemico risulta in possesso di ottimi posti di osservazione in Arcevia e a Piticchio e dispone di forte artiglieria ostacolante ogni azione diurna. In un primo tempo, malgrado ogni sforzo del reparto della "Maiella", il nemico oppone valida difesa, sfrut¬tando la natura del terreno e la lontananza del C.I.L. Nel frattempo il ten. Col. Lewicki organizza la chiusura di alcune linee di direzione conducenti il nemico verso la strada n. 76 e servendosi largamente a tale scopo di partigiani del luogo.
Purtroppo anche in questa occasione non tutti tali gruppi si sono mostrati all'altezza del compito. Così un gruppo di partigiani di Serra S. Quirico della forza di 40 uomini, incaricato della difesa dell'unica via di accesso alla città, si ritirava dopo appena due giorni, senza darsi pensiero di tenerne informato il comandante del settore. rabbandono del posto venne fortunatamente notato a tempo opportuno e tosi il comandante della "Maiella" fu in grado di inviare colà immediatamente un plotone prelevato dal suo reparto di rinforzo.
Il giorno dopo il gruppo viene disarmato ed il suo comandante, al quale ve¬nivano fatti alcuni addebiti di natura criminale, è arrestato e posto a disposi¬zione delle autorità alleate. il 2 agosto giunge sull'ala sinistra della "Maiella" il reggimento Ulani dei Carpazi che assume, in sostituzione del H.C.R., la dire¬zione delle operazioni verso Fabriano-Sassoferrato. Da quel momento e fino al tempo dell'offensiva, la "Maiella" mantiene, per mezzo di corrieri, un continuo contatto tanto con il vicino di destra quanto con quello di sinistra.
Al fine di ridurre gli effetti dell'artiglieria nemica, il comandante della "Maiella", resosi perfettamente edotto delle sue posizioni, chiede l'intervento delle forze aeree del 20 Corpo.
Il 2 agosto, alle 4 del pomeriggio, tali forze sottopongono a bombardamento le posizioni già individuate. Con ciò viene conseguito il voluto effetto in quanto l'artiglieria nemica si ritira nello stesso giorno oltre il fiume Cesario.
Dal lo agosto al 5 agosto il comandante della brigata procede al graduale spostamento dei suoi reparti nella zona Arcevia-Piticchio. Intanto il nemico, es¬sendosi accorto che le colline circostanti la sua linea di ripiegamento vengono man mano occupate dai partigiani, si ritira da Arcevia nella notte dal 4 al 5 agosto.
E nuovamente, come a Montecarotto, la B. Maiella occupa immediatamente
la città e, sfruttando la passata esperienza, vi si organizza a difesa.
Nello stesso tempo un secondo gruppo della "Maiella" occupa M. Piticchio.


Ricognizione sul fiume Cesano
(14-19 agosto)
L'occupazione di Arcevia e Piticchio, ove confluiscono le principali vie di co¬municazione del settore sorvegliato da nord e da sud, ha notevolmente facilitato l'esecuzione del compito della B. Maiella per averla fornita di forti basi di partenza per l'attività verso il fiume Cesano, mentre il nemico non è più in grado di effet¬tuare continue sortite notturne sulla strada n. 76. Ad Arcevia il ten. Col. Lewicki organizza con volontari del luogo un nuovo plotone che entra a far parte orga¬nica della "Maiella" apportandovi una forza di 40 uomini, al comando del ten. La Marca. Il periodo dal 5 al 13 agosto trascorre in continui scontri di pattuglie e in reciproche sortite notturne. La "Maiella" consegue il risultato di impadronirsi della dorsale Caudino-Pantana e di prendere stretto contatto col nemico, che è piazzato sulla dorsale S. Pietro-Castellarino-Il Poggio, alla riva sud del fiume Cesano. L’artiglieria nemica dà segni evidenti di dispetto e rende ardua ogni attività diurna. In quest'epoca il nemico, cercando di profittare del notevole sparso di¬slocamento della B. Maiella, tentò più volte di liquidare singoli isolati plotoni. I tentativi furono resi inefficaci: molto utile appariva il cambio di posizioni dei plo¬toni all'inizio della notte applicato dalla B. Maiella. Naturalmente gli apposta¬menti di riserva venivano individuati nelle ore diurne. Valido aiuto viene prestato dalla locale popolazione, la quale fornisce volentieri guide, procura notizie su ogni movimento del nemico e lavora per la riattivazione delle strade. Il 13 ago¬sto i tedeschi, profittando del vento nord-ovest, fanno bruciare una notevole quantità di zolfo della miniera posta a sud di Pergola. Ma ciò era stato previsto ed i reparti della "Maiella", che si trovavano nella zona, ne furono avvertiti onde poter ritirarsi sulle colline circostanti Arcevia. Infatti l'azione nemica, ad ecce¬zione di pochi casi di leggere intossicazioni, non ha sortito l'effetto sperato; per contro il nemico, avendo nella notte il vento cambiato direzione, ha dovuto riti¬rarsi da Pergola. Durante questo periodo la B. Maiella ha dovuto lamentare con¬tinue, sebbene irrilevanti, perdite determinate principalmente dal fuoco delle artiglierie e dei mortai nemici. Esse tuttavia non influiscono sullo stato numerico della brigata, giacché i feriti leggeri restano per lo più nei loro plotoni oppure, se allontanatisi, vi ritornano dopo qualche giorno. Contemporaneamente giungono nuovi volontari dall'Abruzzo, per lo più giovani universitari spinti dall'ideale pa¬triottico e pieni di ardore per il lavoro e per il combattimento.

Sloggiamento del nemico dalla linea meridionale del fiume Cesano
(14-19 agosto)
Il 13 agosto il C.I.L. viene trasferito sulla linea di Fabriano, mentre il settore viene presidiato da un nuovo gruppo di cavalleria composto di tre reggimenti di ricognizione, nonché dal H.C.R. e dalla B. Maiella, tutti sotto il comando del generale Bohusz-Szyszko.
Primo compito affidato alla "Maiella" entro la nuova formazione fu quello di assumere una parte del settore fino allora tenuto dal C.I.L. (183° reggimento di fanteria) e di continuare la sorveglianza del proprio settore. Ciò ha nuova¬mente esteso il settore di competenza.
La sostituzione del C.I.L. con la "Maiella" si è effettuata con l'assunzione, da parte di un plotone della brigata di appena 40 uomini, del settore già affidato al 183° reggimento fanteria, appoggiato da un gruppo di artiglieria, ciò perché il reggimento non aveva avuto contatto diretto col nemico, essendo stata svolta attività di operazioni soltanto dalle opposte artiglierie.
Resosi edotto della nuova situazione, il comandante della Brigata lascia sulla direzione di Pergola una pattuglia di osservazione, mentre concentra il gruppo della "Maiella" nella direzione Piticchio-S.Lorenzo.
Il 14 agosto le formazioni della "Maiella" sloggiano dalla dorsale Loretello-¬S.Pietro le forze di copertura del nemico e prendono contatto col nemico for¬temente piazzato sulla dorsale Monte Secco-Mezzanotte, a sud del fiume Cesano. Contemporaneamente pattuglie della brigata giungono sul fiume ri¬conoscendone i passaggi ed individuando le posizioni nemiche sulla riva set¬tentrionale.
Correlativamente alla predisposta operazione del gruppo di cavalleria sul fiume Metauro, la "Maiella" riceve l'incarico di respingere il nemico nel proprio settore sulla riva nord del fiume, predisponendo i passaggi e le teste di ponte.
Per rendere possibile l'esecuzione di tale incarico, il ten. Col. Lewicki con¬centra ogni sforzo della brigata al fine di occupare la dorsale di Monte Secco, che costituisce il principale punto di resistenza nemica a sud del fiume. L'ope¬razione è condotta concentricamente da tre parti, ovest, sud ed est. Contem¬poraneamente pattuglie vengono appostate durante la notte dal 17 al 18 agosto a settentrione di Monte Secco, cosicché quando l'ultimo reparto nemico si ri¬tira dalla città, esso viene preso sotto il fuoco delle nostre mitragliatrici, su¬bendo notevoli perdite.
Già nello stesso giorno la zona a sud del fiume Cesano viene rastrellata, men¬tre pattuglie della "Maiella" inviate a nord riescono ad individuare le posizioni nemiche.
Malgrado il ripiegamento effettuato al di là del fiume, i tedeschi profittano dello sparso dislocamento della brigata nella zona e conducono attive ricogni¬zioni notturne al fine, secondo dichiarazioni rese da prigionieri catturati dalle pattuglie, di riconoscere l'entità delle nostre forze nel settore e soprattutto di constatare l'entità degli spostamenti sulle principali vie di comunicazione.
Una di tali pattuglie, utilizzando i servizi resi da un fascista del luogo, cerca di assaltare nella notte dal 19 al 20 agosto la sede del comando della B. Maiella nella città di Piticchio. Grazie all'efficiente vigilanza dell'apposito corpo di guar¬dia l'assalto viene sventato ed il nemico è costretto a ripiegare oltre il fiume con notevoli perdite in morti e feriti.

Copertura della linea dal fiume Cesano al fiume Metauro
(20-25 agosto)
Nei combattimenti per l'accesso al fiume Metauro, al gruppo della cavalle¬ria viene affidato il compito di inchiodare il nemico nel settore. La B. Maiella doveva limitarsi ad assicurare il passaggio dal fiume Cesano e successivamente a coprire l'ala sinistra (ad ovest) del gruppo cavalleria, occupando gradual¬mente Montalfoglio-Fratte Rosa e di qui poi operare su Isola di Fano-Monte Raggio.
Avendo già individuato i passaggi del fiume e le posizioni nemiche, la "Maiella" sin dall'alba del 21 agosto inizia due azioni: con un gruppo in direzione di S. Vito sul Cesano, con l'altro su Montalfoglio. Con quest'ultimo opera stret¬tamente uno squadrone del reggimento Ulani dei Carpazi. Il nemico oppone debole resistenza e circa alle ore 15 ambedue le località vengono occupate.
Il 22 agosto il reparto di Montalfoglio della "Maiella", senza incontrare seria opposizione nemica, occupa Fratte Rosa, mentre altro reparto che muove da S. Vito sul Cesano occupa Monte Vecchio; pattuglie della brigata raggiungono nella stessa giornata il fiume Metauro.
La giornata del 23 agosto, mentre si effettua l'avvicinamento al fiume degli altri reparti della "Maiella", viene impiegata nell'apprestamento della difesa di tutti i passaggi e nella sorveglianza del nuovo settore. Compito della "Maiella" continua ad essere quello di coprire l'ala occidentale del gruppo Cavalleria, ma dal 23 agosto essa assume l'incarico supplementare di riconoscere i passaggi del Metauro e di coprire l'avvicinamento del 5° Corpo britannico che doveva ese¬guire un attacco in grande stile.
Nei giorni dal 24 al 26 agosto, la "Maiella" conduce intensamente azioni ri¬cognitive dei passaggi del Metauro e dello schieramento difensivo del nemico a nord del fiume. Contemporaneamente la B. Maiella consegna il suo settore al 5° Corpo britannico, che il 26 agosto rimpiazza così il raggruppamento "Léw".
Già la sola circostanza che tutto l'intero Corpo britannico presidia il settore tenuto dalla "Maiella" sta a dimostrare che quest'ultima formazione, malgrado le scarse forze, è riuscita a riempire il vuoto abbastanza grave che si era creato fra lo schieramento delle forze alleate.
In questo periodo lo stato fisico delle truppe della "Maiella" era pessimo. Mentre i reparti regolari venivano cambiati sulla prima linea entro determinati brevi periodi non superiori ad una ventina di giorni, quelli della "Maiella" re¬stavano in azioni di linea senza venir cambiati anche per più di due mesi e ciò in condizioni fisiche molto difficili. L'estensione del settore da sorvegliare affi¬dato ad un esiguo numero di uomini faceva si che i singoli reparti della brigata fossero costretti ad operare a distanza di alcuni chilometri gli uni dagli altri senza collegamento tattico e tecnico. In caso di assalto nemico ciascuno di tali reparti doveva contare unicamente sulle proprie forze senza speranza di qual¬siasi aiuto. Conseguentemente tutti i reparti della "Maiella" dovevano stare in allarme, letteralmente tenere sempre le armi in mano, e ciò non solo per i re¬parti avanzati, ma anche per quelli di riserva e del comando. Questi ultimi, benché raggruppati nelle retrovie, erano egualmente esposti alle forti azioni di pattugliamento e di sortita del nemico a causa dei notevoli spazi vuoti fra i gruppi di prima linea.
Le sortite nemiche avevano luogo di continuo: il comando della brigata venne per ben due volte direttamente attaccato, una volta ad Arcevia nella notte dal 9 al 10 agosto e l'altra a Piticchio nei giorni 19 e 20 agosto. In più i tede¬schi eseguirono una serie di sortite su gruppi avanzati di partigiani.
In conseguenza di questo costante stato di allarme nonché dell'enorme sforzo fisico (la "Maiella" operò sempre sul terreno montuoso) gli uomini sono esau¬sti; la mancanza di sapone e di tempo per il bagno provoca a circa il 75% di essi delle irritazioni cutanee, molti hanno i piedi pieni di vesciche ed ulcerati. Il promesso riposo viene revocato all'ultimo momento e per ben due volte. Dopo l'arrivo al fiume Metauro il riposo sperato viene sostituito dall'ordine di trasferimento immediato sul settore marittimo per le ulteriori attività.
Tale circostanza provoca in un primo tempo un notevole declino del morale del soldato e finanche rimostranze per l'ingiustizia e lo sfruttamento cui sa¬rebbe stata fatto segno la brigata.
Tuttavia, allorché dopo qualche giorno la "Maiella" entra nuovamente in azione, gli umori e le doglianze cessano e tutti si dedicano al lavoro e al com¬battimento con ardore e spirito di sacrificio.
 


VII

LA BATTAGLIA DIPESARO

     Alla B. Maiella, autotrasportata il 27 agosto nel settore marittimo, non vengono più conferiti compiti a sé stanti. Reparti di essa vengono aggregati all’H.C.R., che opera lungo la strada n.16 ed altri al reggimento Ulani dei Carpazi, destinati ad occidente della detta strada. Il grosso della “Maiella” fa parte del gruppo di riserva del comandante del Raggruppamento di Cavalleria. Ciascuno dei reparti della B. Maiella, della forza di una compagnia, raggiunge il 28 agosto il proprio reggimento di assegnazione; ambedue vengono immediatamente utilizzati nelle operazioni, insieme con gli squadroni di prima linea. I giorni 29 e 30 agosto trascorrono in intense azioni di pattugliamento sul nuovo settore della zona di Pesaro, fortemente presidiata dal nemico. Il 3° agosto gli squadroni di avanguardia di tutti e due i reggimenti entrano nella città, ma devono ripiegare a causa di un forte contrattacco nemico.

     Il 31 agosto, all’alba, i due reggimenti rinnovano l’operazione sulla città, rafforzando gli squadroni di prima schiera con i reparti della”Maiella”.

     L’attacco del H.C.R. viene immediatamente contenuto al limite sud della città; per contro quello sferrato dal reggimento Ulani dei Carpazi consegue una penetrazione nella periferia incontrando opposizione soltanto in vicinanza dei binari ferroviari. A causa delle difficoltà in cui vengono a trovarsi le autoblindo nei combattimenti stradali, lo squadrone carpatico viene fatto ritirare. Il 31 agosto e il 1° settembre trascorrono tra forti azioni di pattugliamento rivolte al riconoscimento dei raggruppamenti nemici.

     Nella notte dal 31 agosto al 1° settembre i reparti della “Maiella”, operando insieme con le formazioni blindate, conducono forti sortite sulla città.

     Una sortita effettuata dal reparto del tenente Troilo (aggregato al H.C.R.) lungo il mare, sorprende e liquida un osservatorio dell’artiglieria nemica, catturando tutto il materiale ottico e l’armamento. Invece una sortita del reparto del tenente Filliter (incorporato nel reggimento Carpazi) dà luogo ad un combattimento stradale per il quale devono lamentarsi notevoli perdite: vi cadono il tenente Filliter ed il tenente La Marca, comandante del nuovo plotone costituito in Arcevia. Il comando del reparto viene assunto dal sergente Di Valerio che, dopo aver provveduto all’evacuazione dei feriti, ripiega verso il reggimento carpatico.

     Il 2 settembre, dopo breve ed aspra lotta, gli squadroni di ambo i reggimenti, che operano insieme con i reparti della “Maiella”, occupano Pesaro, assumendo posizione di difesa lungo il canale al limite nord della città.

     Nelle ore pomeridiane del 2 settembre il reparto della “Maiella” che opera con il reggimento Ulani dei Carpazi, riceve l’ordine di occupare la collina 166 a settentrione di Pesaro (ciò per l’impossibilità delle formazioni blindate di attraversare il canale. L’incarico viene eseguito e il reparto incontra solo debole resistenza di piccole pattuglie del nemico in ritirata. Verso le ore 15 le pattuglie del reparto prendono contatto con il 12à reggimento Ulani che, operando ad occidente di Pesaro, ha raggiunto la strada n. 16 a nord della città. Con la conquista di Pesaro e del colle 166 hanno termine le operazioni effettuate dalla B. Maiella in unione alle formazioni di cavalleria ed anche con il 2° Corpo Polacco nel settore adriatico.

     Il 5 settembre la “Maiella”, insieme al secondo Corpo passa nelle retrovie per il tanto meritato riposo. Il 6 settembre si trasferisce a Recanati, ove resta sino a novembre. La lunga sosta viene utilizzata per la riorganizzazione della brigata completandone gli effettivi. Il capitano Troilo, inviato precedentemente in Abruzzo, vi procede all’arruolamento di nuovi volontari ed ufficiali. Il comandante della “Maiella” invia mezzi di trasporto per rilevarli e nello stesso tempo utilizza i mezzi stessi per far condurre i veterani della brigata a rivedere le famiglie. Durante il periodo di riposo a Recanati a tutti i partigiani viene concessa una licenza di due settimane. Le licenze vennero organizzate in modo che a ciascun soldato fosse assicurato il trasporto. Contemporaneamente il comandante riceve per tutta la formazione una sufficiente dotazione di divise invernali, degli attrezzi e delle armi.: quattro autoblindo, con mitragliatrici pesanti e mortai. Alla B. Maiella, in aggiunta agli effettivi, nuovamente forniti dalla regione abruzzese, viene aggregata una compagnia di comando italiana. Il 1° novembre la consistenza della brigata è di 37 ufficiali e di circa 1000 soldati ripartiti nelle seguenti cinque compagnie:

a)compagnia di comando (plotone comando, plotone dei trasporti, plotone di amministrazione;

b) 3 compagnie di linea;

c)compagnia armi appoggio;

I soldati della “Maiella” portano le divise inglesi ed i berretti italiani.

Quale distintivo della formazione resta confermata la mostrina di tipo cavalleria dai colori nazionali italiani. Ai primi di novembre, il Ten. Col Lewicki, trasferito al 15° reggimento Ulani, consegna il comando della brigata al maggiore Josef Kopec, che lo tiene sino al termine delle operazioni belliche.